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    Caro Sala, nell’assurda polemica con Solinas ricordati anche dell’esodo dei milanesi in piena pandemia

    Il sindaco di Milano Beppe Sala e il governatore della Sardegna Christian Solinas
    Di Piero Luigi Sevolta
    Pubblicato il 28 Mag. 2020 alle 17:01 Aggiornato il 28 Mag. 2020 alle 17:42

    Passaporto sanitario, la commedia Sala-Solinas dove hanno torto entrambi

    La programmazione al Cinema Multisala Mariuccia riprende a pieno regime, dopo la piccola pausa legata al deflagrare della pandemia da Coronavirus. In particolare, nella Sala Solinas, va in onda “Uè baluba, ti fa schifo il cash?”, un’appassionante commedia italiana dal sapore retrò in cui le protagoniste, due comari dispettose, si sfidano a colpi di beffe e sberleffi. Come spesso accade, in queste pellicole di genere, hanno torto entrambe, e quindi la simpatia dello spettatore va piuttosto alla più colorita, alla più caratteristica, a quella con la battuta pronta. Anche le battute però sono scadenti, stiracchiate e lise, una pessima sceneggiatura che finisce per rendere il film un flop d’incassi, ma anche di buon gusto e di decoro istituzionale.

    Sì, perché qualora lo sgangherato gioco di parole iniziale non vi abbia portato sulla strada giusta (ma era per entrare nel mood della proiezione), le litigiose sono in realtà il sindaco di Milano Beppe Sala e il governatore della Sardegna Christian Solinas. Non fa molto ridere, in effetti. Ma non fa ridere nemmeno il loro scontro a distanza. Non fa ridere l’iniziativa di Solinas per richiedere il “patentino sanitario” ai turisti che vorranno visitare la Sardegna, dal momento che il valore diagnostico del test è flebile e ce lo dicono tutti i virologi dalla mattina alla sera, senza poi contare il periodo d’incubazione. Una sparata per ristabilire i consensi dopo il caos degli ospedali sardi di marzo? Può darsi.

    A questo punto, come un fulmine a ciel sereno, interviene Beppe Sala sentendosi chiamato in causa. Non si sa bene perché, visto che Solinas non ha detto “chiederemo i test ai milanesi”, ma “chiederemo i test a tutti”. Nel mondo degli insiemi, comunque, l’insieme “milanesi” fa parte dell’insieme “tutti” e quindi va be’, concediamogliela. “Quando dovrò fare un weekend o una vacanza, me ne ricorderò”. Si ricorderà forse dei milanesi scappati nelle seconde case in Liguria mezz’ora prima del lockdown, di quelli che hanno appestato di contagi la Versilia, di chi con tosse e febbre è salito su un treno stipato come un carro bestiame per la grande fuga? No, si ricorderà di non andare in Sardegna perché un governatore ha fatto una richiesta, per quanto sconclusionata e inutile, di sicurezza.

    Li porterà altrove i suoi quattrini, il Bepi. Magari a Cortina, che da via della Spiga all’Hotel Cristallo ci vogliono solo 2 ore, 54 minuti e 27 secondi (Alboreto is nothing, cit.). Certamente sulle spiagge della Liguria di Toti, che dà il benvenuto a tutti i lombardi nella sua regione, anche se non è ancora sicuro se Novi Ligure sia o no da includere nei confini. Ma non in Sardegna, non sia mai, dopo quell’affronto così clamoroso ai milanesi (?). Arriva pronta allora la risposta di Solinas, che riesce a fare ancora peggio. “Sala in materia di Coronavirus dovrebbe usare la decenza del silenzio, dopo i suoi famigerati aperitivi pubblici in piena epidemia”. In pratica accusa un sindaco che, mentre fior di virologi affermavano ancora che non ci fosse nulla da temere, cercava di tenere alto il morale di cittadini e commercianti, di che cosa specificamente? Di epidemia colposa? Ma il meglio deve ancora arrivare.

    Anzi, è arrivato pochi minuti fa, tramite un’intervista di Beppe Sala a La Stampa. “Sono i milanesi che, almeno in parte, l’hanno inventata come meta turistica. Non dico che i sardi debbano esserci riconoscenti, ma trattarci da untori, no”. Non dice che i sardi debbano esser riconoscenti ai milanesi, ma certo che no! Chiede solo un tappetino rosso, anche non di velluto non fa niente, e semplicemente qualche autoctona in pareo a infilar corone di fiori al collo dei lumbàrd appena sbarcati sull’isola che, prima dell’invenzione da parte dei milanesi, era terra di baluba e di capre.

    Un’escalation bellissima, avvincente, sobria e dignitosa. Sarà Beppe la comare ad avere la meglio? Oppure Solinas ha ancora un asso nella manica? Chi lo sa. Basterà un po’ di pazienza, ho come l’impressione che la commedia del Multisala Mariuccia sia ancora alle battute iniziali.

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