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Per colpire il ministro Fioramonti attaccano suo figlio di 9 anni che non ha fatto il test di italiano

Immagine di copertina
Lorenzo Fioramonti, ministro dell'Itruzione

Il commento di Luca Telese

Ci deve essere qualcosa di folle nell’aria, in questo paese, se per attaccare il padre, ministro, si arriva a mettere in mezzo un bambino. Ci deve essere qualcosa di surreale, oltre i confini del Garante ed oltre la stoltezza ottusa del provincialismo, se qualcuno pensa che far frequentare una scuola inglese al proprio figlio sia un comportamento disdicevole, o – nientemeno – “Antiitaliano”.

Tuttavia accade davvero, il ministro della Pubblica Istruzione, Lorenzo Fioramonti, oggi è sotto attacco da parte di alcuni parlamentari di centrodestra perché suo figlio (cresciuto in Sudafrica, iscritto ad una scuola internazionale e che oggi abita a Berlino) ha scelto di non sostenere – quella scuola internazionale glielo consentiva – un esame di italiano.

Ed ecco i fatti: tutto parte da un lancio di questa mattina dell’agenzia Adnkronos, che, dicendo di averlo appreso dalle chat, ha compiuto una piccola inchiesta nella scuola dove il piccolo, prima di trasferirsi fuori dall’Italia, ha studiato. E la vicepreside, interrogata, conferma all’agenzia la non-notizia sul piccolo Fioramonti: “La storia del test del figlio del ministro è la seguente: in prima e seconda elementare i bambini, il 30-40 per cento dei quali sono stranieri, fanno il programma esclusivamente in inglese. L’ora di italiano scatta, solo per chi vuole, a partire dalla terza”. “Non facciamo gli esami di italiano in sede, ma in un’altra struttura”, racconta la preside.

L’anno scorso Fioramonti, che non era ministro (era viceministro all’Istruzione, ndr) – tiene a precisare la dirigente scolastica – insieme alla moglie straniera ha scelto di non far fare il test in italiano al figlio perché preferiva si concentrasse sull’inglese. Il bimbo infatti, venendo dal Sudafrica (dove è cresciuto) non parla ancora bene l’italiano. Oggi quel bambino frequenta un’altra scuola” (e come sappiamo in un altro paese). In quella scuola il test di italiano non era (e non è) obbligatorio.

Ora: si può scegliere di attaccare Fioramonti su qualsiasi cosa, su qualunque tema politico, si può metterlo sotto accusa, chiederne le dimissioni, ma cosa c’entra il figlio? A chi può mai interessare la vicenda di questo bambino?

Tuttavia accade: il capogruppo di Fratelli d’Italia in commissione Cultura (e responsabile Cultura del partito) Federico Mollicone attacca: “Il ministro sceglie la sola scuola inglese per il figlio. Un ministro che crede in maniera forte al sistema italiano e nell’Italia. Giuseppe Conte rimuova il ministro dell’Istruzione dal suo ruolo, avendo già dimostrato in numerose occasioni totale incapacità di governo e una serie infinita di gaffe, dalle battute sessiste su Daniela Santanchè, alla tassa sulle merendine, a questa, ultima, vicenda antinazionale”. Chi disprezza la lingua italiana non può rappresentare l’istruzione italiana”, conclude Mollicone. “Auspichiamo, se confermata la notizia, le sue dimissioni: Fioramonti go home”.

Forse nemmeno Giorgia Meloni, solitamente molto attenta alle questioni che riguardano la privacy, condividerà questo attacco di Mollicone. Forse bisognerebbe ricordare che un bambino che nasce da una coppia bilingue, che parla già quattro lingue (inglese, tedesco, spagnolo e italiano) e che all’epoca stava per trasferirsi in un altro paese, e che per giunta ha solo nove anni, ha tutto diritto a non essere sottoposto, in questa fase, ad un bombardamento poli-linguistico.

Ma forse è solo stalking: una non-notizia, usata contro un minorenne, per colpire il padre.  O forse Fioramonti, prima di osare mettere in discussioni le tasse sulle merendine e dire che in una scuola laica non c’é bisogno del crocifisso doveva pensarci quattro volte. Perché c’è un pezzo d’Italia che non lo perdona. E che – per quanto possa sembrare incredibile – è addirittura più stupido che bigotto.

Fioramonti sceglie per il figlio una scuola inglese e dice no al test di italiano: bufera sul ministro dell’Istruzione
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