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    Quel gesto vigliacco e codardo: infierire sul corpo di Willy quando era già in terra

    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 7 Set. 2020 alle 14:52

    Quanta misera vigliaccheria ci vuole per colpire ferocemente un ragazzo esile, di 45 chili, costretto a confrontarsi con quattro giganti palestrati? E quanta ne occorre per infierire con calci e pugni su un corpicino ormai martoriato che implora pietà? Tocca domandarselo per capire fino a che punto le quattro “fiere” che hanno colpito Willy (qui un suo profilo) la sera del 5 settembre a Colleferro fossero consci di quello che stavano facendo.

    Willy era intervenuto per difendere un amico in difficoltà, voleva placare gli animi e forse credeva di esserci riuscito quando gli aggressori hanno chiamato i rinforzi. Nel giro di pochi minuti il 21enne è stato raggiunto da colpi sapientemente assestati (essendo gli aggressori patiti di arti marziali) e messo a terra. Ma la furia dei quattro non si è placata e lo hanno finito con violenti calci alla testa. Uno risulterà fatale. Willy gridava “vi prego, basta. Così non respiro più”. Ma Willy era un trofeo troppo appetibile e semplice da conquistare e così, negando qualsiasi forma di umana decenza, loro hanno continuato, fino quando “non respirava più”.

    Tronfi delle loro gesta primordiali, i quattro sono fuggiti su un’Audi Q7 nera e sono andati a bere nel loro locale di fiducia mentre Willy moriva su un’ambulanza, in una disperata corsa verso l’ospedale. Morire a 21 anni, picchiato e massacrato per aver difeso un amico più debole. Morire a 21 anni perché l’unica legge che domina certi luoghi è ancora, tristemente, quella del più forte. A nulla valgono i sogni e la volontà, la caparbietà di impegnarsi in un lavoro onesto, la serietà di una persona perbene che stava costruendo il suo futuro senza inganni o scorciatoie.

    Morire a 21 anni sotto i calci di chi ha deciso che la violenza è l’unica via, l’unico metodo: causa e soluzione di ogni male o torto subito.

    Finisce così la vita di Willy, ammazzato come un cane di fronte agli occhi attoniti e increduli degli astanti che non hanno provato – e forse nemmeno saputo – fermare quella folle, misera vigliaccheria.

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