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Dove va la magistratura: c’è chi vuole superare le vecchie correnti, ma nell’Anm si lavora all’inciucio

Immagine di copertina
Credit: Pixabay

Le recenti elezioni del comitato direttivo centrale dell’Associazione Nazionale Magistrati, che come noto costituiscono il termometro della situazione politica interna alla magistratura, costituiscono lo spunto per alcune riflessioni. La prima da cui partire è rappresentata dalla bassa affluenza: circa 3.000 magistrati hanno scelto di non votare. Nei fatti la (non) corrente più numerosa all’interno della magistratura, indice della disaffezione e dello scarso gradimento che oggi riscuote l’associazionismo giudiziario unito alla più generale crisi dei corpi intermedi.

La seconda riflessione riguarda l’oramai inevitabile avvento del bipolarismo. Complice la debacle della corrente di Unità per la Costituzione (Unicost, l’ex corrente di Luca Palamara, che ha visto ridotti del 50% i propri consensi rispetto alle precedenti elezioni del 2016) e del gruppo di Autonomia e Indipendenza (corrente di Davigo, passata da 1.271 voti a 749 voti), il mondo della magistratura appare dividersi tra: la sinistra giudiziaria della corrente di Area – che, pur rimanendo in termini numerici la prima corrente, vede progressivamente erodersi il consenso (oggi conta 1.785 voti, in calo rispetto alle elezioni passate) – e la corrente di magistratura indipendente – che, notoriamente più attenta alle reali problematiche che interessano i magistrati – vede al contrario aumentare i propri consensi.

La terza riflessione è invece costituita dalla notevole affermazione dei 101 (capeggiati da Andrea Reale) che, pur non essendo una corrente, hanno totalizzato ben 651 voti alla loro prima apparizione, sintomo di una volontà dei magistrati italiani di mettere in soffitta le correnti tradizionali.

Sullo sfondo, però, rimane l’attualità: si formerà una giunta unitaria rappresentativa di tutte le correnti oppure ci sarà una maggioranza ed una opposizione in seno all’Anm? I rumors interni parlano di un tentativo di rieditare gli schemi della vecchia politica e, precisamente, di un accordo a tre tra la lista di Area, quella di Unicost e quella di Autonomia e Indipendenza con l’obiettivo di mettere all’opposizione la corrente di Magistratura Indipendente e dei nuovi “101”, temuti per la loro dichiarata volontà di rottura con gli schemi tradizionali delle correnti.

Secondo questo schema, la presidenza per l’intero mandato e senza rotazione spetterebbe al presidente uscente Luca Poniz di Magistratura Democratica (la cui figura – si fa notare – sarebbe gradita anche al ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede), il ruolo di segretario generale ad Alessandra Maddalena di Unicost e quello di vicepresidente ad Aldo Morgigni di Autonomia e Indipendenza.

Occorrerà attendere le prossime settimane per capire il ruolo che l’Anm intenderà svolgere nell’immediato futuro ed in particolare se l’associazione sarà in grado di recuperare una reale capacità rappresentativa della intera magistratura liberandosi da un eccesso di ideologizzazione, di ipocrisia e da schemi oramai obsoleti e superati.

Leggi anche: Luca Palamara a TPI: “La sinistra orienta la magistratura” | VIDEO

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