Icona app
Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Banner abbonamento
Cerca
Ultimo aggiornamento ore 13:48
Immagine autore
Gambino
Immagine autore
Telese
Immagine autore
Mentana
Immagine autore
Revelli
Immagine autore
Stille
Immagine autore
Urbinati
Immagine autore
Dimassi
Immagine autore
Cavalli
Immagine autore
Antonellis
Immagine autore
Serafini
Immagine autore
Bocca
Immagine autore
Sabelli Fioretti
Immagine autore
Di Battista
Immagine autore
Guida Bardi
Home » Opinioni

“Caro Draghi, ho due case e guadagno bene: mi spiega perché deve abbassare a me le tasse e non ai più poveri?”

Immagine di copertina

In Italia più di 2 milioni di cittadini sono in stato di povertà, lo dicono chiaramente i numeri e la pandemia (che non sembra finire presto) sta continuando a pesare sui lavoratori. 25 milioni di lavoratori e pensionati sfiorano o raggiungono a malapena i 25mila euro di reddito. Una nota curiosa: quei 25 milioni sarebbero il primo partito d’Italia, rappresenterebbero il 68% degli elettori votanti alle politiche del 2018.

Fuori dal coro unanime che osanna il governo dei migliori e che applaude ogni nuovo provvedimento c’è un’ampia fetta di italiani che si domanda perché il taglio delle tasse di 8 miliardi voluto da Draghi (di cui 7 sull’Irpef e uno sull’Irap) debba favorire chi guadagna più di 60/70mila euro all’anno dimenticandosi completamente quelli che guadagnano 1.000 euro al mese. Davide Maria De Luca, giornalista di Domani, sul suo profilo Twitter l’ha detto semplice semplice: «Ho un buono stipendio, – scrive De Luca – un ottimo contratto e una casa di proprietà. Economicamente la pandemia non l’ho praticamente sentita. Ma il governo Draghi, nella sua saggezza, ha ritenuto giusto che fossi io, e quelli come me, a ricevere il taglio di tasse più corposo di questa riforma». È solo una delle tante voci che stanno intervenendo in questi giorni: gente che non ritiene equo ottenere vantaggi fiscali nella propria posizione. Filippo Barbera – citato anche dal deputato Nicola Fratoianni – professore di sociologia dei processi economici e del lavoro all’università di Torino, scrive: «Gent.mo Presidente Draghi, ho 51 anni, sono Professore ordinario, pago un mutuo più che sostenibile. Ho una casa in città e una in campagna. Mi piace quello che faccio, guadagno bene senza essere straricco. MA PERCHÈ MI DEVE ABBASSARE LE TASSE?».

Della stessa idea sono anche i sindacati che qualche giorno fa hanno incontrato il ministro dell’Economia Daniele Franco: «ma non ha senso che chi guadagna 100 mila euro ha lo stesso vantaggio di chi ne prende 20 mila: il contrario della progressività», ha dichiarato Landini della CGIL. Sbarra (CISL) dice che «i redditi bassi non sono priorità per questo governo» e Bombardieri (UIL) ha raccontato che «il ministro si è presentato senza un pezzo di carta e con un’intesa blindata, ma quelle sono scelte sbagliate».

Il percorso è sempre quello che piace soprattuto a destra: invece di puntare a ridurre le disuguaglianze si preferisce cercare di dare le stesse possibilità di partenza a tutti. La chiamano uguaglianza ma è equità. Uguaglianza e equità sono due concetti profondamente diversi e due posizionamenti politici estremamente diversi. Non è un caso che la riforma che ha in testa Draghi renda felici tutti quelli che (soprattutto a destra) insistono in una tassazione flat per tutti, contravvenendo alla progressività fiscale che sta scritta nella Costituzione.

Come scrivono Salvatore Morelli, Economista presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Roma Tre e membro del gruppo di coordinamento del Forum Disuguaglianze e Diversità, e Antonio Scialà, Professore Associato in Scienza delle Finanze presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Roma Tre, su Jacobin Italia: “in questo senso, parlare di «ceti medi», come molti hanno fatto in questi giorni, sarebbe fuorviante: ciò che nel dibattito pubblico si chiama «reddito medio» è in realtà un reddito medio-alto. È bene ricordare, infatti, che è sufficiente guadagnare circa 100.000 euro di reddito per entrare nell’1% della popolazione adulta con redditi Irpef più alti e circa 35.000 euro per entrare nel top 10%. Questa soglia scende fino a circa 30.000 euro al Sud e sale a circa 40.000 euro al Nord. Dunque il taglio delle tasse premierà principalmente i lavoratori dipendenti e pensionati con redditi alti e la riforma avrà delle ripercussioni distributive anche geografiche, nonché tra centro e periferia”.

Un punto è incontrovertibile: questa riforma è un ulteriore erosione della progressività fiscale, come avviene da decenni e basterebbe notare chi ne sorride soddisfatto per comprenderne la natura.

Ti potrebbe interessare
Opinioni / La boutade di Macron sull’Ucraina e l’Ue che deve imparare a difendersi da sola (di S. Mentana)
Opinioni / Pd, 5S e Campo Largo: la strada non porta a casa se la tua casa non sai qual è (di G. Gambino)
Opinioni / Lettera di un segretario di circolo Pd: Elly Schlein ha la forza della credibilità
Ti potrebbe interessare
Opinioni / La boutade di Macron sull’Ucraina e l’Ue che deve imparare a difendersi da sola (di S. Mentana)
Opinioni / Pd, 5S e Campo Largo: la strada non porta a casa se la tua casa non sai qual è (di G. Gambino)
Opinioni / Lettera di un segretario di circolo Pd: Elly Schlein ha la forza della credibilità
Opinioni / In Abruzzo non c’è nessun effetto Sardegna
Opinioni / La Leopolda di Luciano Nobili tra calcetto, stadio e quella cena con Pardo di Dazn
Opinioni / Tra armi e sanità: l’Europa smetta di investire sulla paura (di Ignazio Marino)
Opinioni / Il tempo della sicurezza è finito: la guerra è tornata un’opzione (di S. Mentana)
Opinioni / La colpa di essere donna (di G. Gambino)
Opinioni / I populisti cavalcano il malessere delle persone, ma non hanno soluzioni. Ecco come fermarli (di N. Zingaretti)
Opinioni / La stampa nel mirino e quei giornalisti uccisi in Ucraina e a Gaza per chiudere gli occhi del mondo sulle guerre