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La moltiplicazione dei pani, dei pesci e dei titoli derivati: Mario Draghi santo subito (di Alessandro Di Battista)

Immagine di copertina
Illustrazione di Emanuele Fucecchi

“È un bel direttore”, “è un santo”, “un apostolo”. Sono le parole che Fantozzi, Filini e Calboni rivolgono all’Onorevole Cavaliere Conte Diego Catellani, neo direttore del loro ufficio, quando costui lascia la sala mensa dell’azienda, dopo aver invitato gli impiegati ad assistere, nella sua lussuosa villa, ad una partita di biliardo con il ragionier Ugo.

Sono, tuttavia, le stesse identiche parole che rivolge al Professor Draghi, la stragrande maggioranza dei giornalisti nostrani. Il giornalismo che diventa agiografia. Oltretutto tale genuflessione mediatica non fa nemmeno bene a Draghi. C’è il rischio che si convinca anche lui di avere proprietà taumaturgiche o di essere capace di moltiplicare pani e pesci.

Ed allora è bene ricordare, anche a rischio di apparire sacrileghi, che, ad oggi, la sola cosa che il Professor Draghi ha effettivamente moltiplicato, sono i titoli derivati italiani. Fu sotto la sua direzione del Tesoro che vennero sottoscritti contratti su contratti sui derivati, molti dei quali sono risultati tossici.

Hanno, di fatto, arricchito le banche d’affari ed impoverito le casse dello Stato. Questo è un fatto. È lecito ricordarlo o è blasfemia? Il Professor Draghi, al 99%, sarà, entro questa settimana, presidente del Consiglio. È giusto o no ricordare le scelte politiche che ha preso in passato o si rischia la crocefissione in sala mensa?

Credo che sia doveroso ricordare il passato. Ancor di più oggi che il passato viene allegramente dimenticato da più o meno tutte le forze politiche italiane pronte a riunirsi in un pericolosissimo “assembramento parlamentare” che dovrebbe essere evitato per comune senso del pudore. Ma l’assenza di pudore, oggigiorno, viene mascherata dal senso di responsabilità.

Cosa c’è di responsabile in un governo che mette insieme chi ha cancellato la prescrizione con chi ha urgenza, direi quasi vitale, di reinserirla? È responsabile sostenere, per lo meno a parole, la classe media e la piccola impresa e dare la fiducia ad un governo benedetto da Confindustria? E quando, la prossima estate, arriverà una nave carica di disperati e di disperazione cosa faranno i neo-alleati di governo? Qualcuno a far passerelle a bordo e qualcun altro a farle sulla banchina?

La restaurazione è in atto e viene accompagnata dalla Santa Inquisizione mediatica che mentre rammenta le gesta giovanili del Santo, condanna coloro che ne ricordano le scelte da banchiere. Ma dato che il silenzio uccide in primis chi sta zitto, noi le scelte del banchiere Draghi le ricorderemo tutte, a cominciare da quella che ha dato origine ad una serie di disastri commessi dalla dirigenza di Monte dei Paschi di Siena, molti dei quali “coperti” con denaro pubblico.

Il 17 marzo del 2008 Mario Draghi, allora governatore di Bankitalia, firmò la lettera con la quale venne autorizzata l’acquisizione da parte di MPS di Banca Antonveneta. MPS la comprò dagli spagnoli di Banco Santander al triplo del suo valore. Quello fu l’inizio della fine. Per nascondere le perdite, la dirigenza di MPS, realizzò una serie di operazioni finanziarie (i famigerati derivati Santorini ed Alexandria) ritenute illegali dai giudici di Milano.

Per questo, l’8 novembre del 2019, sono stati condannati a pene altissime Mussari e Vigni, rispettivamente ex-presidente ed ex-direttore generale di Monte dei Paschi di Siena. L’infallibile Draghi sbagliò. Ma guai a ricordarlo, si rischia la lapidazione a mezzo stampa. Chi dovrebbe informare si dedica all’occultamento e chi informa viene occultato. Ad ogni modo i cittadini italiani hanno il diritto di sapere che una scelta sbagliata di colui che sta per diventare Presidente del Consiglio ha, di fatto, indebolito lo Stato.

Per evitare che MPS saltasse in aria, il Presidente Gentiloni e l’ex-ministro dell’economia Padoan, nel dicembre del 2016, vararono il decreto salva-banche. In pochi minuti trovarono 20 miliardi che servirono a coprire i buchi del sistema finanziario italiano. Quei soldi non li stampò mica Draghi. Quei soldi vennero messi a debito. Ovvero li dovrà ripagare il contribuente italiano.

A questo punto la domanda è lecita. I debiti accumulati da MPS, anche grazie a quella scellerata acquisizione di Antonveneta avallata dal Governatore Draghi, sono debito buono o debito cattivo? Ricorderete infatti l’acutissima “intuizione” del debito buono e del debito cattivo teorizzata da Draghi al meeting di Comunione e Liberazione il 18 agosto scorso.

I giornaloni descrivono il sermone di Rimini come fosse il discorso della Montagna. Forse inchinarsi serve a chi si inchina, ma non serve certo alla democrazia. Al contrario in democrazia, ancor di più in presenza di un governo di tutti, è fondamentale che vi sia qualcuno che si opponga. Anche a rischio di finire al rogo come eretico.

Leggi anche: 1. Draghi e i suoi derivati (di Alessandro Di Battista) / 2. Perché bisogna dire no a Draghi (di Alessandro Di Battista)

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