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    Alan Kurdi, la nave è diretta verso Malta

    Credit: Sea Eye
    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 5 Apr. 2019 alle 12:02 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 20:34

    AGGIORNAMENTO 6 aprile ore 10.00 – La nave Alan Kurdi è diretta verso Malta dove chiederà un porto sicuro.

    AGGIORNAMENTO 5 aprile ore 16.10 – Due bambini piccoli con le mamme sono sbarcati dalla nave Alan Kurdi. Gli altri sono ancora sulla nave a largo di Lampedusa, in attesa che si trovi una soluzione, con la Germania che ha chiesto alla Commissione europea di farsi carico dei migranti.

    La situazione

    Nel pomeriggio del 3 aprile 2019 la nave Alan Kurdi della Ong tedesca Sea Eye ha soccorso 64 migranti nel Mediterraneo, in acque internazionali, al largo delle coste tunisine di Zuara.

    La segnalazione è arrivata all’imbarcazione umanitaria da Watch The Med – Alarmphone, che raccoglie i messaggi di aiuto inviati dalle imbarcazioni che attraversano il Mediterraneo.

    “Nave battente bandiera tedesca, Ong tedesca, armatore tedesco e capitano di Amburgo. È intervenuta in acque libiche e chiede un porto sicuro. Bene, vada ad Amburgo”, ha affermato il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, commentando la notizia.

    “A bordo 64 persone salvate e 17 membri dell’equipaggio ora in attesa di una soluzione politica”, spiega la ong tedesca. La nave ha effettuato manovre per trovare riparo dal maltempo, fermandosi a circa 20 miglia da Lampedusa.

    Credit: Sea Eye

    La nave “aspetta al limite delle acque territoriali” al largo di Lampedusa. “C’è una neonata di undici mesi a bordo, raffiche di vento a 50 chilometri orari e onde alte due metri”.

    Sea Eye non può entrare nelle acque territoriali italane o sarebbe considerata “non inoffensiva” e una “minaccia” all’ordine e “alla sicurezza dello Stato”.

    Sea eye posizione

    A bordo ci sono 64 migranti, 50 uomini, 12 donne e due bambini: neonata di 11 mesi e un bambino di sei anni di nome Manuel. Sono quasi tutti nigeriani o dell’Africa subsahariana.

    “La nave Alan Kurdi aveva cercato in mare, per tutta una notte, cinquanta persone di cui nessuno aveva accolto la richiesta di soccorso: la Guardia Costiera italiana, trasferendo la competenza a quella libica, e quest’ultima – incapace e compromessa – non intervenendo, e ora accusa l’Italia”, scrive su Facebook  l’ex contrammiraglio della Guardia Costiera Vittorio Alessandro.

    Credit: Sea Eye

    “La Alan Kurdi è ora senza porto: situazione che, per qualunque nave e qualunque marinaio, suona come una bestemmia.
    La regola ora esclamata dall’Italia è che debba essere lo Stato di bandiera a indicare un porto sicuro: non così, però, qualche giorno fa, quando la italiana Mare Ionio fu intercettata e intimidita dalla Guardia di Finanza, e neanche con la nave Diciotti, lasciata per giorni senza scalo”, prosegue il contrammiraglio.

    “Le uniche regole del soccorso sono, in realtà, la rapidità e l’efficacia delle operazioni di salvataggio. La regola è che se una organizzazione SAR non interviene e non possiede porti sicuri, quella organizzazione semplicemente non esiste. La SAR libica non esiste, cara Guardia Costiera italiana, è una corrotta finzione diplomatica al servizio delle peggiori ipocrisie dell’Europa”, conclude Vittorio Alessandro.

    La sera di mercoledì 4 aprile, dopo aver inutilmente chiesto un porto sicuro a Malta e all’Italia, dopo aver fatto rotta su Lampedusa per ripararsi dal maltempo, la nave è arrivata al limite delle acque italiane.

    Il comandante dell’imbarcazione, dopo aver ricevuto via radio il no all’autorizzazione, ha cominciato a zigzagare in zona cercando riparo dalle raffiche di forte maestrale con onde alte un metro e mezzo.

    Nella serata di mercoledì 4 aprile, il Viminale ha diramato una direttiva per cooordinare i “controlli sulla frontiera marittima”.

    Questo significa che il tratto di mare di fronte a Lampedusa viene pattugliato “dalle forze dell’ordine e della Difesa” per impedire che l’Ong forzi il blocco imposto dalla politica dei porti chiusi di Salvini.

    Il tratto di mare è pattugliato dalle navi italiane e la Alan Kurdi è costretta a fare su e giù (tecnicamente si chiama “pendolamento”) in attesa “di una soluzione politica”.

    Coinvolta anche la Farnesina che ha inviato una “nota verbale” all’Ambasciata tedesca: dietro il linguaggio diplomatico non viene nascosta l’irritazione per l’intervento di soccorso e per la rotta seguita dalla nave che “risultano quanto meno dubbi dal punto di vista delle norme europee ed italiane in materia di sicurezza, controllo delle frontiere e contrasto all’immigrazione illegale”.

    Anche per il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli “solo la Germania può farsi carico delle scelte della sua imbarcazione”.

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