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Regeni, “Digiunerò per Amal fin quando non sarà liberata”: la mamma di Giulio per l’attivista arrestata in Egitto

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Secondo l'avvocata Ballerini e Paola Regeni esiste un legame tra l'arresto dell'attivista Amal Fathy e il procedere delle indagini sulla morte del giovane ricercatore friulano. Le due donne hanno iniziato lo sciopero della fame per la sua scarcerazione

“Da donne siamo particolarmente turbate ed inquiete per il protrarsi della detenzione di Amal, moglie del nostro consulente legale Lofty direttore dell’Ecrf. Da lunedì inizieremo un digiuno a staffetta chiedendo la sua liberazione immediata. Nessuno deve più pagare per la nostra legittima richiesta di verità sulla scomparsa, le torture e l’uccisione di Giulio. Vi chiediamo di digiunare con noi, fino a quando Amal non sarà finalmente libera. Noi siamo la loro speranza”.

Questo è il comunicato congiunto firmato da Paola Deffendi, madre di Giulio Regeni, e Alessandra Ballerini, avvocata della famiglia del giovane ricercatore il cui cadavere fu trovato alla periferia del Cairo il 3 febbraio 2016.

Nel silenzio delle istituzioni, le due donne hanno deciso di iniziare uno sciopero della fame teso alla scarcerazione di Amal Fathy, attivista e moglie di Mohamed Lotfy,  responsabile della Commissione egiziana per i diritti e le libertà (ECRF), nonché legale e sostenitore dei Regeni al Cairo.

La donna è stata presa in custodia nella notte tra giovedì 10 maggio e venerdì 11, durante la quale lei, il marito e il figlio di tre anni son stati portati in una stazione di polizia.

Come ci ha raccontato lo stesso Mohamed, lui è il figlio sono stati liberati, ma la donna è stata trattenuta. Su di lei gravano due capi d’accusa: terrorismo e utilizzo di internet per diffondere false ideologie e false notizie danneggiando la sicurezza del paese.

Per ora, la donna dovrà restare in carcere preventivo per 30 giorni, 15 giorni per ogni capo d’accusa.

L’arresto dell’attivista cade a pochi giorni dal viaggio, l’ennesimo, delle autorità italiane al Cairo: il 15 maggio il sostituto procuratore della procura di Roma, Sergio Colaiocco, che da due anni e mezzo sta seguendo il caso, andrà in Egitto per iniziare, insieme ai giudici egiziani, le operazioni di recupero delle registrazioni delle videocamere di sorveglianza della metropolitana della città, nell’ambito dell’inchiesta sul sequestro e omicidio di Giulio Regeni.

Secondo la Ballerini e la madre di Giulio, nonché diversi attivisti e legali egiziani, esiste un legame tra questo arresto e il procedere delle indagini.

“Sembra una maniera per colpirci. Se il problema sono i video di quelle telecamere se li tengano. L’importante è che liberino subito Amal”, ha dichiarato la Ballerini.

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