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Home » News

Le cinque domande su Regeni a cui non ha ancora risposto l’università di Cambridge

Immagine di copertina
Activists of human rights organization Amnesty International hold a picture of Giulio Regeni and candles as they take part in a demonstration in front of Montecitorio, the Italian Parliament, in Rome on January 25, 2017, to mark the first anniversary since the disappearance of Italian student Giulio Regeni. Regeni, a 28-year-old Cambridge University PhD student from Italy, disappeared on January 25, 2016, in central Cairo, as police were out in force in anticipation of protests that day. His body was later found by the side of a road bearing signs of torture. He had been researching street vendor trade unions, an especially sensitive political issue in Egypt, with successive governments fearing strikes and unrest. Egypt has forcefully denied that its police were involved in his abduction. / AFP PHOTO / ANDREAS SOLARO

Nuove rivelazioni sul caso Regeni mettono in luce le mancanze di collaborazione dell'ateneo e in particolare della tutor di Giulio, la professoressa egiziana Maha Abdel Rahman, lo seguiva nella ricerca

Non è solo l’Egitto a voler mantenere le ombre che celano la verità sull’omicidio di Giulio Regeni, a quasi due anni dalla sua morte. Le risposte mancanti, quelle che potrebbero aiutare a fare luce su ciò che è successo al ricercatore italiano al Cairo tra la fine del 2015 e gennaio 2016, sono anche quelle che non ha fornito l’ateneo di Cambridge dove Giulio stava svolgendo il dottorato di ricerca.  In particolare, sono quelle della tutor di Regeni, la professoressa egiziana Maha Abdel Rahman, che lo seguiva nella sua ricerca sul campo.

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Per questa ragione, i procuratori italiani che si occupano del caso Regeni il 9 ottobre scorso hanno inviato alla United Kingdom Central Authority (UKCA), l’organo britannico che collega la giustizia nazionale a quella dell’Ue, un Ordine europeo di investigazione, cioè una rogatoria immediatamente esecutiva, con cui chiedono l’interrogazione formale della professoressa Abdel Rahman, che per un anno e mezzo si è volontariamente sottratta a ripetute richieste di testimonianza da parte dei giudici italiani.

Nella rogatoria, inoltre, la Procura di Roma ha chiesto l’identificazione e la raccolta delle testimonianze degli studenti di Cambridge che, tra il 2012 e il 2015, sono stati mandati al Cairo per lavori coordinati da Abdel Rahman.

Dopo un anno sabbatico, ora la docente è tornata a insegnare con un nuovo contratto a termine nell’università di Cambridge.

In particolare, il documento racchiude cinque punti ritenuti “di massimo interesse investigativo relativi al dottorato di ricerca che ha portato Giulio Regeni in Egitto a settembre 2015”. Questi sono i punti indicati nella rogatoria, e pubblicati nell’inchiesta di Repubblica:

  • Chi ha scelto il tema specifico della ricerca di Giulio Regeni?
  • Chi ha scelto la tutor che in Egitto avrebbe seguito Giulio Regeni durante la sua ricerca al Cairo?
  • Chi ha scelto, e con quale modalità di studio lo ha fatto, la “ricerca partecipata”?
  • Chi ha definito le domande da porre agli ambulanti intervistati da Giulio Regeni per la sua ricerca?
  • Giulio Regeni ha consegnato alla professoressa Abdel Rahman i report della sua ricerca durante il loro incontro del 7 gennaio 2016 al Cairo?

Chi è la professoressa Maha Abdel Rahman

Maha Abdel Rahman insegna al Dipartimento di politica e studi internazionali dell’università di Cambridge dal 2007. In passato ha lavorato come professore associato all’università del Cairo. Ha svolto consulenze per varie organizzazioni internazionali, tra cui UNICEF e OXFAM. Segue ricerche in ambito sociologico ed economico.

Nell’unica occasione in cui ha parlato con un magistrato italiano, in occasione dei funerali di Giulio Regeni, ha detto che il ricercatore si era rivolto a lei in quanto esperta di economia egiziana. A giugno 2016 Abdel Rahman si rifiuta di rispondere alle domande dei pm sul percorso di ricerca sul campo di Regeni. In una mail alla polizia di Cambridge specifica inoltre che il nome della referente in Egitto per il progetto, Rabab Al Mahdi, le era stata indicata dallo stesso ricercatore italiano, e che lei si era limitata a convalidare la sua scelta. Ma questa versione è smentita da alcune conversazioni di Giulio Regeni con un amico, pubblicate da Repubblica, in cui il ricercatore sostiene che sia stata Abdel Rahman a insistere per la scelta di Al Mahdi.

I timori di Regeni

Il ricercatore italiano aveva espresso anche alla madre le sue perplessità sulla tutor che lo seguiva per la ricerca, che aveva definito “un’attivista”.

Giulio aveva raccontato inoltre che l’anno precedente un’altra dottoranda di Cambridge era stata inviata in Egitto per svolgere una ricerca sullo stesso argomento – quello dei sindacati egiziani – ed era stata espulsa dalle autorità del paese, dovendo ricorrere anche alle cure di uno psicologo per “i traumi riportati nell’esperienza egiziana”.

Un’ultima conversazione, infine, mostra che il giovane aveva ricevuto un feedback sui report sui sindacati indipendenti consegnati alla professoressa durante il loro incontro del 7 gennaio 2016 al Cairo. Circostanza che invece Abdel Rahman ha sempre negato, dicendo che l’incontro con Regeni fu molto veloce e superficiale.

Quello stesso giorno, Mohammed Abdallah, l’allora capo del sindacato degli ambulanti, lo tradì registrando di nascosto conversazioni e immagini che avrebbero dovuto accreditare la notizia falsa per cui Regeni sarebbe stato una spia e un sovversivo, e consegnando quei filmati ai servizi segreti del regime.

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