Maltrattati, picchiati e reclusi in un manicomio di New York degli anni ’30
La gallery mostra il servizio fotografico di Alfred Eisenstaedt, realizzato nel 1938, per denunciare i maltrattamenti subiti dai pazienti all'interno degli ospedali psichiatrici
La follia è una caratteristica dell’essere umano che da sempre si tenta di etichettare. Anticamente, venivano ritenuti pazzi tutti coloro che rappresentavano una minaccia per la società, da allontanare o rimuovere immediatamente, prima che causassero danni.
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La conseguenza fu la nascita delle case di internamento, definite poi manicomi, o ospedali psichiatrici, in cui venivano rinchiuse in un’unica struttura persone con malattie mentali, poveri, vagabondi, mendicanti, criminali e dissidenti politici.
Lo scopo dei manicomi non era tanto quello di curare i pazienti, ma di esiliarli dalla società per fargli finire i loro giorni in un isolamento totale, privati di ogni tipo di dignità.
Una volta all’interno di questi istituti, infatti, le persone smettevano di essere considerate tali e venivano trattate senza il minimo rispetto, essendo spesso anche obbligate a subire punizioni corporali così brutali da essere considerate in seguito vere e proprie torture: camice di forza, docce gelate, lobotomie, elettroshock e via dicendo.
Ovviamente in poco tempo le case di internamento diventarono un grandissimo strumento di potere, attraverso il quale si poteva decidere di allontanare e rinchiudere le persone senza un criterio logico, ma solamente a seconda del loro livello di integrazione nella società.
Fortunatamente nel 2018, in Italia, i manicomi non esistono più grazie alla Legge 180 del 13 maggio 1978, anche conosciuta come Legge Basaglia, che deve il nome a Franco Basaglia, promotore della riforma psichiatrica in Italia.
La legge imponeva la chiusura dei manicomi e prevedeva la regolamentazione del trattamento sanitario obbligatorio, istituendo i servizi di igiene mentale pubblici.
Inoltre l’impostazione clinica dell’assistenza psichiatrica venne modernizzata, e gli infermieri cominciarono a instaurare rapporti umani con i pazienti, restituendogli il diritto a una vita dignitosa e di qualità.
Nonostante questa importante legge e il progresso che ne è derivato, tutt’ora le persone che soffrono di malattie mentali vengono spesso ampiamente trascurate, per non dire discriminate, emarginate e stigmatizzate.
Eppure, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), i problemi di salute mentale colpiscono milioni di persone al mondo: 151 milioni di individui soffrono di depressione, 26 milioni di schizofrenia, 125 milioni sono affetti da disturbi causati dall’uso di alcool, 40 milioni di epilessia e 24 di alzheimer e altre forme di demenza.
Lla gallery, una serie di foto scattate nel 1938 in un ospedale psichiatrico di New York dal fotografo Alfred Eisenstaedt, denuncia le condizioni pietose in cui venivano ridotti i pazienti.