I giovani di Parigi tornano a uscire senza paura dopo gli attentati
Alcuni giovani hanno raccontato com'è cambiata la loro routine dagli attacchi di Parigi e come hanno scelto di passare il primo venerdì sera dalla strage
Gli attacchi di Parigi di venerdì 13 novembre hanno cambiato irreversibilmente la città e i suoi abitanti. Nonostante ciò, sono stati molti i cittadini che il 20 novembre, primo venerdì dopo gli attentati, hanno scelto di uscire anziché rimanere in casa.
“Parigi brucia, sta ancora bruciando. Ma noi lavoriamo, usciamo e beviamo”, ha dichiarato Paul Colin, uno studente di 23 anni, al quotidiano britannico The Guardian, che ha intervistato alcuni parigini a distanza di una settimana dalla tragedia.
La vita quotidiana di ciascun parigino è in parte cambiata. Uno degli studenti, per esempio, ha raccontato che all’università i ragazzi controllano in maniera spasmodica le notizie sui propri cellulari anche durante le lezioni.
Alcuni hanno ammesso che ogni volta che prendono la metro si guardano attorno per controllare se vi siano dei musulmani nel loro stesso vagone.
Molti hanno invece raccontato di aver parlato per la prima volta con i propri vicini di casa dopo l’attentato, “uniti dallo shock e dal senso civico”.
Tuttavia, l’atteggiamento allegro e gioioso tradizionale di Parigi – tipico in particolar modo del decimo e undicesimo arrondissement, i quartieri dove sono avvenuti alcuni degli attacchi – non sembra essere cambiato.
Venerdì 20 novembre un gruppo di artisti ha infatti lanciato un appello chiedendo a chiunque si trovasse a Parigi di uscire e di alzarsi in piedi alle 21:20 di sera in ricordo delle vittime. Orario, questo, in cui è avvenuta la prima esplosione vicino allo Stade de France.
L’idea è stata accolta da moltissime persone, che a quell’ora hanno pubblicato sui social network foto di brindisi e festeggiamenti con l’hashtag #21h20.
“Il miglior modo per fermare il sedicente Stato islamico è rispondere alla loro violenza riempiendo le piazze, i bar e le zone all’aperto di Parigi”, hanno detto gli ideatori dell’iniziativa #21h20, aggiungendo che “dobbiamo fare rumore, mostrare gioia per far capire all’Isis cosa si sta perdendo”.
“La risposta all’Isis non è la guerra, questo è quello che vogliono loro. Noi dobbiamo continuare a vivere la nostra vita come prima”, ha detto uno studente.
(Qui sotto: il video di alcuni dei parigini intervistati dal quotidiano The Guardian dopo gli attentati di Parigi)