La fotografa giapponese che si autoritrae nei dipinti del passato
Nella sua serie "Painting. Self-portrait", Kimiko Yoshida realizza decine di autoscatti in cui si lascia scomparire per immergersi nelle opere di alcuni celebri pittori
“L’unica ragion d’essere dell’arte è quella di trasformare
ciò che l’arte sola può trasformare. Tutto ciò che non sono io: è questo che mi
interessa”.
Kimiko Yoshida è una fotografa giapponese nata nel 1963, che
attraverso la sua arte ricrea dipinti celebri modificandoli nello stile, mettendosi al posto dei soggetti
originali e autoritraendosi.
A partire dal 2007, Yoshida ha realizzato la serie Painting. Self-portrait, che comprende
decine di autoscatti in cui l’autrice si lascia scomparire per immergersi nelle opere di alcuni famosi pittori del passato.
Yoshida sembra non voler dire
“Io sono”, ma piuttosto “Io non sono nessuno”, e infatti ha
detto del suo progetto: “Fondamentalmente non esiste qualcosa che possa
definirsi autoritratto. Ognuna di queste fotografie è in realtà una cerimonia
di scomparsa. Non c’è un’enfasi sull’identità, ma il contrario: una
cancellazione dell’identità”.
Yoshida critica l’idea di un’identità immutabile con l’aiuto
di dipinti celebri dalla storia dell’arte occidentale, da Caravaggio a Picasso
a Warhol. Il fatto che poi molte delle sue immagini siano quasi monocromatiche finisce per contribuire ad annullare qualsiasi
individualità possa rimanere.