La protesta degli studenti in Cile
Le foto degli studenti cileni che protestano contro la riforma dell'istruzione proposta dal governo
Decine di migliaia di insegnanti e studenti si sono riversati nelle strade di Santiago, capitale del Cile, per protestare contro una riforma dell’istruzione promossa dal governo.
Le proteste sono cominciate il 14 maggio 2015 e sono continuate il mese successivo. Mercoledì 10 giugno è stata organizzata a Santiago una nuova dimostrazione. Alcuni manifestanti hanno incendiato le barricate ad Alameda Avenue, la strada più importante della città, bloccando il traffico.
Altre manifestazioni si sono verificate nelle città di Valparaiso e Concepción, nel sud del Paese. Il 17 giugno migliaia di insegnanti in sciopero hanno organizzato un’altra marcia di protesta a Santiago. Secondo gli organizzatori, oltre 100mila persone si sono unite alla manifestazione.
Gli studenti e gli insegnanti, che si oppongono alla riforma dal 2011, chiedono cambiamenti radicali nel sistema dell’istruzione del Paese, e soprattutto una più equa distribuzione dei fondi tra le scuole private e quelle pubbliche. In Cile, infatti, solo le scuole elementari sono gratuite, mentre gli altri livelli di istruzione ricevono finanziamenti statali che coprono solo il 25 per cento delle spese.
L’istruzione superiore rappresenta spesso un lusso che solo le famiglie benestanti possono permettersi. Secondo l’organizzazione no-profit cilena Educación 2020, questa situazione è paragonabile a un apartheid educativo.
Le università e le scuole tecniche cilene sono tra le più care al mondo, se i costi vengono rapportati al Pil pro capite del Paese. Le tasse universitarie, inoltre, sono aumentate del 60 per cento nell’ultimo decennio.
L’attuale presidente del Cile, Michelle Bachelet, aveva incentrato la campagna elettorale per la sua rielezione nel 2013 proprio sulla riforma scolastica.
Bachelet ha parzialmente rispettato la sua promessa, e a maggio è stata resa nota una proposta di legge che garantirebbe istruzione universitaria gratuita al 60 per cento degli studenti più poveri, a partire dal 2016. Dal 2020 la misura verrebbe estesa a tutti gli studenti.
Gli studenti, tuttavia, ritengono insufficienti le proposte del governo e chiedono a Bachelet di rispettare le promesse fatte durante la campagna elettorale. Chiedono inoltre di essere maggiormente inclusi del processo di riforma stesso, considerato poco democratico.