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In Germania centinaia di piloti di aerei si sono rifiutati di rimpatriare i richiedenti asilo afghani

Immagine di copertina
Credit: Matthias Balk/dpa

La protesta dei piloti tedeschi contro la decisione di Berlino di includere l'Afghanistan tra i paesi sicuri per costringere i richiedenti asilo a tornare nel loro paese d'origine

Tra gennaio e settembre 2017 ben 222 voli per il rimpatrio di cittadini afghani cui era stato negato l’asilo politico in Germania sono stati soppressi a causa delle proteste dei piloti in solidarietà con i migranti.

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Il rifiuto è legato alla decisione del governo di Angela Merkel di considerare l’Afghanistan un paese sicuro, in modo tale da costringere i richiedenti asilo arrivati in Germania a fare ritorno nel loro paese d’origine.

Tutto questo nonostante i numerosi problemi e conflitti che continuano ad affliggere da anni la regione dell’Asia centrale, dove è ancora forte la presenza di Taliban e gruppi vicini al sedicente Stato Islamico.

Almeno 85 dei voli soppressi a causa delle proteste del personale erano stati organizzati da Lufthansa o Eurowings. 140 di questi sarebbero dovuti partire da Francoforte e altri 40 da Dusseldorf.

L’iniziativa dei piloti ha ostacolato enormemente le operazioni di rimpatrio in Afghanistan, che avevano conosciuto rallentamenti già nelle primissime fasi.

Dall’inizio del 2017, la Germania ha accettato quasi 170mila richieste di asilo politico e ne ha rifiutate circa 210mila. Tuttavia, un numero alto di respingimenti viene annullato dopo aver presentato ricorso.

Secondo Amnesty International, i governi europei che organizzano i rimpatri dei richiedenti asilo provenienti dall’Afghanistan rischiano di mettere in pericolo la vita di quasi 10mila persone in quanto “nessuna parte del paese è sicura e chi vi risiede corre costantemente il pericolo di essere torturato, rapito o addirittura ucciso.”

 

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