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    Siria, Erdogan minaccia l’Ue: “Se ci criticate apriamo le porte e vi spediamo 3,6 milioni di migranti”

    Credit: AFP
    Di Veronica Di Benedetto Montaccini
    Pubblicato il 10 Ott. 2019 alle 12:49 Aggiornato il 10 Gen. 2020 alle 20:15

    La Turchia attacca i curdi in Siria, Erdogan minaccia di aprire le porte ai migranti verso l’Europa

    La Turchia ha iniziato l’offensiva in Siria contro i curdi. E oggi, 10 ottobre, il presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan ha minacciato di “aprire le porte” ai migranti verso l’Europa se l’UE continuerà a descrivere le sue operazioni militare come colonialiste ed ad ostacolarle. Durante un discorso tenuto il giorno successivo dall’inizio di un’offensiva contro i territori controllati dalle forze curde nella Siria nordorientale, Erdogan ha dichiarato che l’Europa non è onesta e non ha mai detto la verità, accusandola di non aver fornito aiuti come promesso.

    Se l’Ue ci accuserà di “occupazione” della Siria e ostacolerà la nostra “operazione” militare, “apriremo le porte a 3,6 milioni di rifugiati e li manderemo da voi”. Lo ha detto il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, parlando ai leader provinciali del suo Akp.

    Il leader di Ankara è poi tornato ad accusare Bruxelles di non aver rispettato le “promesse”, perché non ha ancora trasferito la seconda tranche di 3 miliardi di euro di aiuti per la gestione dei rifugiati siriani, prevista dall’accordo del marzo 2016, rivendicando che la Turchia avrebbe invece speso “40 miliardi di dollari”.

    Erdogan ha anche rinnovato le critiche all’Ue per non aver accettato la Turchia come Paese membro. “Dal ’63 fino a ora ci avete tenuti occupati”, ha detto il presidente turco, riferendosi all’accordo di associazione che quell’anno ha stabilito le relazioni formali tra Ankara e le istituzioni europee.

    L’attacco turco

    Ieri il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha annunciato l’inizio dell’offensiva nella Siria nordorientale contro le forze curde delle Unità di protezione del Popolo (Ypg), considerate dalla Turchia una minaccia alla propria sicurezza, per creare una “zona sicura” in cui ospitare almeno un milione di rifugiati siriani. Domenica scorsa gli Stati Uniti hanno annunciato il parziale ritiro delle forze presenti nell’area.

    La Turchia accusa le Unità di protezione del Popolo (Ypg) e l’alleanza curdo-araba delle Forze Democratiche Siriane (Sdf) di cui fanno parte, di essere legate al Partito dei lavoratori curdi (Pkk), considerato un’organizzazione terroristica anche da Stati Uniti e Unione europea.

    Le Unità di protezione del Popolo (Ypg) curde sono state l’alleato principale della coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti nella lotta all’Isis in Siria nordorientale.

    Il bilancio

    Intanto, sono almeno 7 i civili morti e 19 feriti gravi quelli riportati nella prima giornata dell’offensiva lanciata dalla Turchia contro i territori controllati dalle forze curde nella Siria nordorientale.

    Lo ha riportato il Rojava Information Center in un resoconto della prima giornata dell’attacco, citando la Mezzaluna rossa curda (organizzazione non appartenente al Comitato internazionale della Croce Rossa) e dell’Osservatorio siriano per i diritti umani, secondo cui 2 persone sono morte nella città di al-Qamishli, 3 nei villaggi nei dintorni di Ras al-Ain, 2 a Ras al-Ain, nella provincia nordorientale di al-Hasakah, mentre 2 delle vittime sono bambini. Tra i feriti, 2 sono donne e 4 bambini.

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