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    Nei Paesi Bassi femministe e cattolici insieme contro la prostituzione legale

    Di Enrico Mingori
    Pubblicato il 11 Apr. 2019 alle 11:23 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 19:23

    Nei Paesi Bassi attivisti cattolici e militanti femministe hanno unito le forze per sostenere una petizione online contro la prostituzione legale. L’iniziativa, denominata “Ik ben onbetaalbaar” (“Non sono in vendita”), ha raccolto finora oltre 40mila firme.

    Nei Paesi Bassi il sesso a pagamento è legale purché avvenga tra adulti consenzienti.

    La petizione prende a modello le legislazioni di Svezia, Norvegia e Francia. Viene chiesto, in particolare, di vietare la possibilità di andare con una prostituta e di punire sia chi trae profitti dall’attività di prostituzione sia le stesse prostitute, assistendo loro in un percorso di uscita da questo mondo.

    I promotori, in prevalenza giovani vicini alle idee del cristianesimo e del femminismo, sottolineano, dati alla mano, che le prostitute olandesi sono spesso vittime di violenze e manipolazione emotiva e che una percentuale di lodo che varia tra il 40 e il 60 per cento è tossicodipendente.

    “Il nostro governo spende molto denaro, tempo e manodopera per mantenere e normalizzare la prostituzione”, si legge sul sito della campagna.

    Tra gli obiettivi dell’iniziativa ci sono ridurre del’80 per cento il numero dei fruitori di sesso a pagamento e in generale il mercato della prostituzione, contrastando il traffico di esseri umani, la prostituzione su strada e le pubblicità online.

    Sui social la campagna sta prendendo piedi con alcuni slogan come “e se fosse tua sorella?” oppure “la prostituzione è sia una causa che una conseguenza della disuguaglianza”.

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