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Home » Esteri

Regno Unito, il governo di Liz Truss traballa: licenziato il ministro delle Finanze

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Traballa il governo di Liz Truss nel Regno Unito: a pagare – al momento – per la criticatissima manovra finanziaria contenente tagli miliardari di tasse in deficit nonostante l’inflazione galoppante, la crisi globale e l’ascesa dei tassi, è il ministro delle Finanze Kwasi Kwarteng. Destituito dal suo incarico di Cancelliere dello Scacchiere dopo che il piano da 40 miliardi di sterline messo a punto da lui e dalla premier senza fornire adeguate coperture finanziarie aveva causato una caduta precipitosa del valore della sterlina e costretto la Bank of England ad acquistare titoli di Stato per mantenere alta la liquidità. Kwarteng è rientrato anzitempo da un viaggio a Washington per i lavori del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale e nelle prossime ore ufficializzerà il suo passo indietro.

Via dopo quaranta giorni dall’insediamento: è il Cancelliere dello Scacchiere durato in carica per meno tempo dal 1970, e il suo successore sarà il quarto a occupare quella posizione in altrettanti mesi. Ma poco più di un mese dopo il passaggio di testimone con Boris Johnson, dimessosi per lo scandalo Partygate, anche Truss vede vacillare anche la sua posizione: da quando è in carica il Labour – all’opposizione – è cresciuto vertiginosamente nei sondaggi, arrivando a ottenere un vantaggio di 33 punti sul partito di governo in un sondaggio. Tra i conservatori serpeggia il malcontento e il Times riporta la possibilità che la premier venga sostituita con due figure, che agirebbero in contemporanea: sono Rishi Sunak, il ministro delle Finanze di origine indiana, e Penny Mordaunt, l’attuale leader della camera dei Comuni ed ex ministra della Difesa.

Sarebbe il quarto cambio di leadership politica da Brexit nel 2016, contando David Cameron, che si dimise all’esito del referendum. Un tracollo elettorale in favore di Keir Starmer pare inevitabile, così si fa largo l’ipotesi elezioni anticipate: Sunak potrebbe decidere di mandare gli elettori alle urne nella primavera prossima (qualcuno scommette addirittura su dicembre), nella speranza che l’ennesimo stravolgimento di Downing Street capovolga i sondaggi e dia legittimazione popolare al nuovo governo.

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