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Il Papa come non l’avete mai visto

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Durante la sua visita in Brasile il Papa ha dato prova del suo carisma

Trionfa come una rockstar. Arriva a Rio de Janeiro, riempie come a un concerto la spiaggia di Copacabana e se ne va, lasciando tutti a bocca aperta. Spiazza i gay, riforma lo Ior e apre la Chiesa a una nuova laicità. Papa Francesco atterra nel Paese più cattolico del mondo e ritorna dopo averne fatto il baluardo della spiritualità.

Domenica scorsa tre milioni di pellegrini si sono riversati sulla spiaggia di Rio de Janeiro per partecipare alla messa conclusiva della festa dei giovani. In prima fila, davanti all’altare, la presidentessa del Brasile Dilma Rousseff, insieme ai colleghi di Argentina e Bolivia, Cristina Kirchner e Evo Morales, pendono dalle sue labbra.

“Sono di ritorno a casa, e vi assicuro che la mia gioia è molto più grande della mia stanchezza”, twitta @pontifex di ritorno al soglio pontificio. Il numero da record dei fedeli è un forte segnale di approvazione. Il suo successo è una prova del suo carisma, della delicatezza con cui ha trattato alcune questioni sociali.

Papa Francesco non manca un appuntamento della sua fitta agenda, non sbaglia un gesto o una parola. Per ascoltarlo, tre milioni di pellegrini sono giunti da tutti i continenti a Rio, la cidade maravilhosa, paradigma degli squilibri e delle contraddizioni sociali.

Indirizza le sue parole a chi vive nelle periferie dell’esistenza. Il suo impegno diventa concreto con la visita agli abitanti di Varguinha, una delle più miserabili favelas della città, tirata a lustro per l’occasione. Vorrebbe bussare a ogni porta, salutare tutti e trattenersi per un buon “cafezinho” brasiliano, tra i migliori del mondo.

Un sorriso, l’invito agli abitanti a non cedere alla corruzione e alle ingiustizie e scoppia l’applauso della baraccopoli che non trattiene l’emozione. Il Papa si fa così messaggero di speranza anche nelle favelas dove, da ormai troppo tempo, impera il narcotraffico.

Proprio in occasione della visita agli ospiti di “Sao Francisco de Assis”, la comunità di recupero dei tossicodipendenti di Rio, aveva ribadito il secco “no” della Chiesa cattolica all’utilizzo delle droghe, leggere o pesanti. Ieri, ironia della sorte, è arrivato il sì dell’Uruguay alla legalizzazione della maijuana, quasi a farsi beffa della posizione del pontefice.

Pioggia di consensi, dunque, per le sue parole, ma non sono mancate le proteste in strada. “Un giovane che non fa sentire la sua voce non mi piace. Non conosco a fondo le ragioni che animano le proteste dei brasiliani,” ammette il Papa, “ma i giovani devono sfruttare le energie che possiedono per difendere i loro ideali”.

Francesco appoggia l’onda delle manifestazioni ma storce il naso di fronte alla slutwalk delle femministe brasiliane. Ragazze a seno nudo o in abito da suora hanno sfilato lungo Copacabana denunciando le discriminazioni sessuali e rivendicando la libera scelta dell’aborto, cui il pontefice si oppone. Davanti agli occhi sconcertati dei pellegrini, le attiviste si difendono “Non siamo contro la religione ma condanniamo alcune prese di posizione della Chiesa cattolica”.

In Brasile però, Papa Francesco ha volutamente taciuto queste tradizionali “prese di posizione”. Ne ha discusso solamente durante il volo di ritorno verso Roma, quando ha rilasciato ai giornalisti a bordo una straordinaria intervista della durata di un’ora e venti minuti.

Non essendoci vie d’uscita, Francesco ha risposto alle domande degli insistenti cronisti sui tradizionali temi caldi che imbarazzano la Chiesa. Aborto, lobby gay in Vaticano, sacerdozio femminile e scandali sessuali gli argomenti centrali della lunga e improvvisata intervista ad alta quota.

“Perché alla Gmg ha glissato questi temi, Eminenza?” incalza una giornalista brasiliana.

“Semplice, non è necessario parlarne. La Chiesa si è già espressa su questi argomenti e ha una posizione chiara”, risponde asciutto il pontefice.

Con queste poche parole il vescovo di Roma traccia il profilo del suo apostolato.

Il Papa argentino non vuole rimarcare i “no” della Chiesa cattolica, preferisce impegnarsi per instaurare un dialogo diretto con i fedeli.

Francesco è un prete di strada, vicino alla gente, e vuole ascoltare i loro bisogni. La sua priorità è sanare le “ferite della società”. Il Papa non rompe con la linea ortodossa dei suoi predecessori ma non vuole nemmeno passare tutto il suo pontificato a difendere l’etica del cattolicesimo.

Mentre Ratzinger puntava su una chiesa più pura, anche se rivolta a una cerchia ristretta, Francesco sceglie il dialogo col mondo. Qui Bergoglio prende le maggiori distanze da Benedetto XVI. Questo non è il pontificato dei “no” ma dell’inclusione sociale e Papa Francesco dimostra di saper leggere con grande lucidità la realtà contemporanea.

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