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Il governo cinese ferma il Beijing Film Festival

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Il cinema indipendente cinese è ricco di documentari sugli aspetti più crudi della realtà del Paese. Ma trova sempre meno spazio

Nel sobborgo di Songzhuang, nei dintorni di Pechino, l’associazione Li Xianting Film Fund organizza dal 2006 il Beijing Independent Film Festival, una delle più importanti rassegne cinematografiche indipendenti in Cina.

Quest’anno però le autorità governative hanno deciso di censurare l’evento.

Nel pomeriggio di sabato 23 agosto, 15 poliziotti si sono stanziati davanti all’ufficio dell’associazione culturale, dove si teneva il festival, e hanno impedito a circa 30 spettatori di entrare a vedere uno dei film in programma. Li hanno allontanati e intimati di tornare a casa, hanno sequestrato i cellulari di chi stava riprendendo la scena e hanno cancellato le foto che testimoniavano l’accaduto.

Li Xianting, Wang Hongwei e Fan Rong, i principali organizzatori del festival, sono finiti in carcere per cinque ore e la polizia gli ha fatto firmare dei documenti con cui garantivano che avrebbero rinunciato definitivamente a tenere l’evento. Poi le autorità hanno tolto l’elettricità all’ufficio dell’associazione culturale e hanno sequestrato i loro documenti e le loro pellicole.

Già a fine giugno il direttore artistico Hongwei aveva dichiarato che le autorità si erano introdotte nel suo ufficio circa 12 volte negli ultimi due mesi. “Arrivano poliziotti, ma anche funzionari del ministero dell’Istruzione e del Commercio. Non solo forze di sicurezza, ma anche uomini del governo”, ha detto Hongwei. Lo stesso Li Xianting ha scritto nei suoi appunti che la polizia l’aveva messo sotto sorveglianza fin dal 18 agosto, data in cui avevano cominciato a circolare i poster del festival.

Negli ultimi anni Xi Jinping, il Segretario Generale del Partito Comunista cinese, ha inasprito sempre di più le misure di censura. Nel 2012 le autorità hanno impedito lo svolgimento di un festival a Nanjing e nel 2013 di un’altra rassegna che si teneva a Kunming, nel sud del Paese. Anche il Beijing Film Festival aveva già subito interferenze da parte del governo negli scorsi anni, ma l’associazione Li Xianting era riuscita a svolgerlo comunque, di nascosto, rimpiazzando gli eventi pubblici con proiezioni private.

Quest’anno sembrava che le autorità avessero concesso agli organizzatori di svolgere il festival, a patto che avesse avuto luogo in una cittadina ancora più lontana da Pechino, nella provincia di Hepei. Tuttavia, il giorno prima dell’apertura prevista per il 23 agosto, l’hotel che avrebbe dovuto ospitare la kermesse ha informato Li Xianting che la polizia aveva revocato i permessi.

Il panorama del cinema indipendente cinese è sempre più ricco di documentari sugli aspetti più crudi della realtà del Paese, dalla vita dei minatori alla storia delle tribù del nord che corrono il rischio di estinguersi. Non solo queste opere sono del tutto censurate in Cina, ma non trovano spazio nemmeno nei festival cinematografici internazionali e passano in sordina.

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