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Home » Esteri

I censori del porno

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Il Paese che censurò Wikipedia propone una specializzazione particolare per i censori: la pornografia

C’è un settore particolare all’interno del mondo della censura in Cina, che prevede la formazione di un vero e proprio team di lavoratori in grado di poter catalogare e censurare i film porno.

Molto spesso i censori rispondo a un target ben preciso: sono sposati, avanti con gli anni, conoscono il diritto cinese e nella maggior parte dei casi sono laureati. La retribuzione si aggira intorno ai 25.400 euro annui con dei benefit, tra cui una copertura assicurativa, il rimborso per trasporto, libri o cibo, un telefono aziendale, visite mediche e un regalo all’anno per i figli.

La Cina, il Paese che censurò anche Wikipedia, condanna la pornografia come la prostituzione e tutti gli altri reati legati al sesso. Sono milioni però i Dvd che si possono rintracciare dai venditori ambulanti diffusi tra i quartieri della città.

Liu Xiaozhen, 70 anni, lavora per la provincia di Hunan, nel sud del Paese, e si ritrova a dover guardare centinaia di film porno al mese, dall’inizio alla fine: “Funziona così in questo lavoro: anche se vuoi smettere di guardarli, devi continuare a farlo attentamente”, ha affermato in un’intervista a una tv locale.

Dopo averli visti, Xiaozhen deve catalogarli come ‘osceni’ o semplicemente pornografici, il giudizio finale dipende dal contenuto narrativo che risiede all’interno del Dvd. Il tutto serve per valutarne il grado d’illegalità, coscienti che questi “non sono certo opere d’arte”.

Così i venditori ambulanti o chi ha diffuso pornografia nel Paese deve affrontare un processo, la cui condanna sarà in proporzione alla selezione operata dai funzionari durante il processo di censura. Secondo la legge cinese la produzione e la diffusione di materiale pornografico è punibile con fino a tre anni di carcere.

Un lavoro preciso e da fare con la massima professionalità, la stessa che da anni è la caratteristica di Liu Xiaozhen, che nel 2008 ha ricevuto un premio nazionale per aver scritto un saggio sul suo lavoro.

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