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    Guerra Turchia curdi, Diario dal Rojava: Lina Abdel Wahab, l’ennesima donna curda presa di mira in Siria, è scampata alla morte

    Di Benedetta Argentieri
    Pubblicato il 21 Nov. 2019 alle 22:35 Aggiornato il 10 Gen. 2020 alle 20:11

    Lina Abdel Wahab, l’ennesima donna curda presa di mira nel conflitto in Siria, è scampata alla morte

    Un colpo al volto che l’ha presa di striscio, e uno alla spalla sinistra. Contro ogni aspettativa, Lina Abdel Wahab si è salvata. Domenica scorsa un commando di uomini armati è arrivato davanti alla porta di casa sua, in un villaggio nei pressi di Deir ez Zor in Siria, e ha cercato di ucciderla. La motivazione è, ancora una volta, politica.

    La donna, infatti, è membro del consiglio del Partito del Futuro della Siria (FSP). Un movimento politico, nato nel 2018, che vuole rappresentare tutte le componenti del Nord Est della Siria. Un progetto che dà fastidio, soprattutto alla Turchia che continua a sostenere che la zona è sotto il controllo del PKK. Il FSP contraddice questa narrativa e smonta tutte le teorie che hanno portato all’invasione il 9 ottobre scorso.

    Abdel Wahab è l’ennesima donna che è stata presa di mira dall’inizio del conflitto. La co-presidente del FSP, Hevrin Khalaf, è caduta in un’imboscata di milizie turche tre giorni dopo l’inizio dell’operazione “Sorgente di Pace”. La stavano aspettando lungo la strada e con lei sono morte altre sette persone, tutte nel convoglio. Il corpo di Amara, una combattente dell’Unità di Protezione delle donne (YPJ) è stato martoriato e mostrato alle telecamere. Poi la combattente Cicek catturata e mostrata alle telecamere mentre la insultavano.

    Intanto la Turchia ha annunciato di aver deportato i primi rifugiati siriani a Tal Abyad (Gire Spi), la prima città conquistata da Ankara e da cui sono scappate decine di migliaia di persone. I nuovi residenti non sono siriani della zona, ma provengono da altre parti del Paese. Il governo turco sta creando un’emergenza umanitaria e viene accusata di pulizia etnica. Decine le testimonianze di chi cerca di tornare a casa, raccontano di miliziani che chiedono: “Sei arabo o curdo?”.

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