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Home » Esteri

Elezioni in Siria: si vota per nuovo Parlamento. Tra guerra, crisi economica e incubo pandemia

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Credit: Ansa foto

Circa 19 milioni di siriani sono chiamati alle urne in 7.313 seggi elettorali distribuiti in tutto il Paese per eleggere 250 deputati tra 2.100 candidati

Seggi aperti in Siria, dove si vota oggi, domenica 19 luglio, per eleggere un nuovo Parlamento, col governo di Damasco alle prese con sanzioni internazionali e un’economia in crisi dopo aver riconquistato gran parte del Paese in guerra. Circa 19 milioni di siriani sono chiamati alle urne in 7.313 seggi elettorali distribuiti in tutto il Paese per eleggere 250 deputati tra 2.100 candidati.

Il partito Baath, del presidente Bashar al-Assad, e i suoi alleati sono i grandi favoriti ad aggiudicarsi la maggior parte dei 250 seggi del Parlamento, in quelle che sono le terze elezioni legislative da quando è iniziata la guerra, nove anni fa. Sono stati creati seggi elettorali anche per le province di Idlib, Raqqa e parti della campagna settentrionale, di Aleppo che non sono ancora completamente sotto il controllo delle forze governative per la presenza di sacche di forze ribelli.

In questi giorni si è svolta a Ginevra la 44esima Sessione del Consiglio dei Diritti Umani ed è emerso l’appello alle parti in conflitto a rispettare pienamente il diritto internazionale umanitario e proteggere la popolazione e le infrastrutture civili, incluso scuole ed ospedali. Inoltre, è stata sottolineata l’importanza che le forniture di aiuti umanitari siano garantite in maniera imparziale e senza discriminazioni, attraverso il pieno utilizzo di tutti i canali assistenziali possibili, inclusi i meccanismi emergenziali “crossborder”.

Oltre la guerra, la minaccia del Covid

La Siria ha ufficialmente registrato dallo scoppio della pandemia 372 casi di Coronavirus, inclusi 14 decessi, secondo la Johns Hopkins University. Ma data la mancanza di test, si ritiene che il numero di infezioni e decessi sia più elevato. Al 30 giugno, solo 1.661 tamponi sono stati condotti nella Siria nord-occidentale, secondo Save the Children . Già a marzo l’Oms aveva inviato un team per condurre dei test in un’area potenzialmente esplosiva: su tre milioni di abitanti, oltre un milione sono ammassati in tende e alloggi di fortuna, tra malnutrizione e malattie, con un sistema sanitario decimato, a causa di anni di guerra e raid condotti dai governativi e dagli alleati russi contro quella che è rimasta l’ultima roccaforte dei ribelli. Il tutto mentre i ventilatori polmonari disponibili nella regione sono 153 e i posti in terapia intensiva sono 148.

Ora il Coronavirus è arrivato anche a Idlib, città nel nord-ovest della Siria, al confine turco, martoriata da anni di guerra civile ed enclave sotto il controllo dell’opposizione, in cui sono rimasti intrappolati 3 milioni di civili, la maggior parte dei quali senza accesso ad acqua ed elettricità.

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