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    L’Ungheria chiude le frontiere ai richiedenti asilo per “limitare i rischi legati al Coronavirus”. Ma per molti si tratta solo di un pretesto

    La decisione è stata annunciata dal consigliere per la sicurezza nazionale del premier Orban, che ha affermato: "Osserviamo un certo collegamento tra il Covid-19 e l’immigrazione illegale"

    Di Niccolò Di Francesco
    Pubblicato il 4 Mar. 2020 alle 12:45 Aggiornato il 4 Mar. 2020 alle 12:57

    L’Ungheria chiude le frontiere ai richiedenti asilo per il Coronavirus

    L’Ungheria chiude le frontiere ai richiedenti asilo per limitare i rischi legati al contagio del Coronavirus. Lo ha annunciato Gyorgy Bakondi, consigliere per la sicurezza nazionale del premier Viktor Orban (qui il suo profilo), dichiarando: “Osserviamo un certo collegamento tra il Covid-19 e l’immigrazione illegale”. Tuttavia, Bakondi non ha citato alcun dato ufficiale a riguardo e, allo stato attuale delle cose, non vi è nessuna connessione tra il Covid-19 e l’immigrazione. Diversi osservatori internazionali sostengono che quella del Coronavirus sia solamente una scusa del governo ungherese per sospendere il diritto di asilo nel Paese, già limitato dalle politiche di Orban.

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    L’Ungheria, infatti, al momento non ha nessun caso accertato di Coronavirus e nei punti di accesso al Paese sono stati effettuati 4.927 test, nessuno dei quali ha dato esito positivo. Secondo l’esecutivo ungherese, il Covid-19 potrebbe essere portato dagli immigranti provenienti dall’Iran, che attualmente è il quarto Paese più colpito al mondo dall’infezione con 2.336 casi confermati, tra cui 77 decessi accertati e 291 guariti. Al quarto posto tra coloro che richiedono asilo all’Ungheria, infatti, ci sono proprio gli iraniani, dopo i cittadini dell’Afghanistan, dell’Iraq e del Pakistan. Tuttavia, nella maggior parte dei casi, gli iraniani che arrivano ai confini ungheresi provengono dalla Turchia dove hanno vissuto per mesi se non addirittura per anni, motivo per cui è assai improbabile che i richiedenti asilo iraniani abbiano contratto il Coronavirus nel loro Paese natale.

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