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Che cos’è la poliomielite?

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L'Oms ha certificato che 11 paesi nel Sudest Asiatico, dove vive un quarto della popolazione mondiale, sono liberi dalla malattia

Rukhsar Khatoon è una bambina di quattro anni, nata in uno slum di Shahpara, in Bengala Occidentale, e diventata il simbolo della lotta alla poliomielite in India.

S&D

Era il 13 gennaio del 2011 quando, a soli 18 mesi, le è stata diagnosticata la malattia. I suoi fratelli erano stati tutti immunizzati, ma i genitori avevano deciso di evitare proprio a lei il vaccino: era cagionevole sin da neonata e temevano fosse controproducente nel suo caso. Il padre, Abdul Shah, intervistato dalla Cnn, si è detto disperato. Teme cha la sua bambina non camminerà mai più.

La poliomielite porta, in alcuni casi, alla paralisi permanente; in altri, alla morte per blocco respiratorio. Non esiste una cura. La malattia infantile, causata da un virus che attacca il sistema nervoso centrale impedendo il movimento dei muscoli, era endemica nel mondo fino agli anni Cinquanta. Fino alla scoperta del vaccino.

Rukhsar potrebbe essere stato l’ultimo caso di poliomielite in India: sono passati tre anni da quest’ultima diagnosi accertata nel subcontinente, il tempo necessario per considerare una malattia “debellata”. Lo scorso 27 marzo, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) ha certificato che, sconfitta la polio in India, undici Paesi nella regione del Sudest Asiatico – dove vive un quarto della popolazione mondiale – sono oggi liberi dalla malattia.

“È una vittoria importante per i milioni di operatori sanitari che hanno lavorato con i governi, le organizzazioni non governative, la società civile e vari partner internazionali per eradicare la poliomielite dalla regione” – ha dichiarato Poonam Khetrapal Singh, direttore regionale dell’Oms nel sudest asiatico – “è un segno di ciò che possiamo lasciare in eredità ai nostri figli quando lavoriamo insieme”.

La campagna globale contro la polio, iniziata nel 1988 come partenariato tra l’Unicef, l’Oms, Centers for Disease Control and Prevention e il Rotary International, insieme a diverse istituzioni private, tra cui la Fondazione Bill e Melinda Gates, ha raggiunto enormi risultati, grazie a un’azione congiunta con i governi e una campagna vaccini capillare.

Con l’India fuori dalla lista, oggi la polio resta endemica solo in tre Paesi: Pakistan, Nigeria e Afghanistan, con recenti focolai in Siria e in Somalia. Nel 1988 erano 125 i Paesi affetti da polio.

Fino a soli cinque anni fa l’India contava oltre la metà dei casi di poliomielite registrati nel mondo. Gli esperti lo consideravano come uno dei Paesi tecnicamente più difficili per sconfiggere la malattia. L’alta densità di popolazione, la mancanza di servizi igienici, la contaminazione delle acque e la diffusa povertà, sono tra i fattori che hanno reso l’India un focolaio sempre attivo.

Il poliovirus si trasmette per via orale e fecale e, in zone dove è endemica, può infettare l’intera popolazione, soprattutto laddove i servizi igienici e il sistema fognario sono insufficienti, come in molte zone rurali o disagiate in India. Inoltre il vaccino dev’essere tenuto a temperature basse, refrigerato: un problema non da poco in un Paese che soffre di blackout continui.

La chiave del successo nella campagna indiana è stata raggiungere gli “irraggiungibili”, conquistare quelle nicchie che rendevano la malattia indebellabile. Si è adottato un nuovo approccio: il lavoro degli operatori sanitari impegnati sul campo si è concentrato sulle falle e sugli errori delle esperienze precedenti; sulle comunità musulmane, le più riluttanti al vaccino; sulle persone marginalizzate, le comunità nomadi e i migranti.

In ogni round di “Immunization Day”, sotto l’occhio vigile di 2,3 milioni di amministratori addetti all’identificazione delle comunità più vulnerabili, sono stati vaccinati oltre 170 milioni di bambini sotto i cinque anni. Il governo di Nuova Delhi ha stanziato 2,3 miliardi di dollari per la campagna, a testimonianza dellla forte volontà politica nel debellare la malattia. Il risultato sembra aver pagato lo sforzo.

Il Rotary International ha dichiarato che la certificazione dell’Oms è una pietra miliare per una nazione che fino a poco tempo fa era l’epicentro della malattia. “L’India non deve abbassare la guardia ma restare vigile, assicurare che i bambini siano protetti dal rischio di contrarre la malattia, finché non sarà eradicata a livello globale”, ammonisce Nicole Deutsch dell’Unicef.

Il rischio di contagio è reale. Il poliovirus può attraversare facilmente le frontiere e causare epidemie nei paesi limitrofi, come successo in passato. Nonostante il traguardo raggiunto dall’India e il sudest asiatico, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, per voce del suo direttore, rimane in allerta: “Finché la polio non sarà debellata nel mondo, tutti i paesi sono a rischio e lo status della Regione resta fragile”.

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