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“A Kabul la gente moriva ma il ministro era in vacanza, abbiamo lasciato morire i civili sotto i Talebani”: la testimonianza shock del funzionario britannico

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Afghani fuori dall'aeroporto internazionale Hamid Karzai a Kabul mentre tentano di lasciare il paese, il 26 agosto 2021. Credit: EPA/AKHTER GULFAM

“A Kabul la gente moriva ma il ministro era in vacanza, abbiamo lasciato morire i civili sotto i Talebani”: la testimonianza shock del funzionario britannico

Inefficienze, ritardi burocratici e scelte arbitrarie hanno impedito a migliaia di afghani di lasciare il proprio paese e chiedere asilo all’estero dopo il ritorno al potere dei talebani lo scorso agosto. È l’accusa lanciata da un funzionario del ministero degli Esteri britannico, l’ex diplomatico Raphael Marshall, sui giorni successivi alla conquista di Kabul da parte dei talebani il 15 agosto, al termine di un’avanzata fulminea che ha sorpreso i governi occidentali, quando migliaia di cittadini afghani sono accorsi all’aeroporto della capitale afghana per cercare di salire sugli ultimi voli in uscita dal paese.

Secondo la testimonianza resa da Marshall al comitato parlamentare sugli affari esteri, la gestione caotica delle richieste avrebbe portato alla morte di diverse persone per mano dei talebani. Secondo quanto riporta il quotidiano britannico Guardian, le accuse del funzionario potrebbero essere costate il posto di ministro degli Esteri a Dominic Raab, diventato poi ministro della Giustizia nel rimpasto dello scorso settembre.

In una deposizione al comitato parlamentare, Marshall ha delineato un quadro di disorganizzazione e caos, in cui le autorità britanniche hanno finito per prestare assistenza a meno del 5 percento dei 150.000 afghani che avevano chiesto di essere evacuati. Marshall, entrato nel team “casi speciali” al culmine della crisi, ha affermato di aver dovuto decidere sulla vita o la morte di chi chiedeva aiuto sulla base di criteri “casuali” e di essere rimasto per diverse ore l’unico a occuparsi delle evacuazioni. “I funzionari erano spaventati dal prendere centinaia di decisioni di vita o di morte di cui non sapevano nulla”, ha detto nella sua deposizione di 39 pagine.

Secondo l’ex diplomatico il ministro Raab, in vacanza quando Kabul è caduta il 15 agosto, ha poi contribuito a ritardare decisioni cruciali su diverse richieste di evacuazione, chiedendo informazioni supplementari mentre i tempi per completare i trasferimenti andavano esaurendosi. “È difficile spiegare perché riservasse la decisione per sé senza prenderla immediatamente”, ha detto Marshall, affermando che alcuni dei richiedenti in attesa di una decisione da Raab non sono mai riusciti a raggiungere l’aeroporto e che in un caso i funzionari hanno deciso di procedere senza attendere una risposta dal ministro.

Marshall ha parlato anche del clamore suscitato all’interno del ministero dalla richiesta del primo ministro Boris Johnson di dare priorità all’evacuazione dei lavoratori e delle famiglie del rifugio per animali Nowzad e ai circa 200 cani e gatti che ospitava. “C’era un trade-off diretto tra il trasporto degli animali di Nowzad e l’evacuazione dei cittadini britannici e degli sfollati afgani, compresi gli afgani che avevano prestato servizio con i soldati britannici”, ha detto Marshall, affermando che non era stata data priorità agli afghani che avevano lavorato come guardie per l’ambasciata britannica.

Secondo Marshall, all’interno del ministero degli Esteri britannico la pianificazione per l’evacuazione dei civili è stata completata almeno quattro giorni dopo la caduta di Kabul, in netto ritardo rispetto alle evacuazioni predisposte dal ministero della Difesa. A causa della gestione caotica delle evacuazioni, ha dichiarato Marshall, i soldati presenti all’aeroporto hanno finito per selezionare le persone da far salire sugli aerei in base all’ordine dei nomi su un foglio Excel fornito dal ministero degli Interni.

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