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L’oro più prezioso è sotto i nostri mari

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Dai giacimenti preziosi nel sottosuolo ai cavi sottomarini fondamentali per garantire energia e comunicazioni. Il futuro geopolitico mondiale si gioca nei fondali. Ecco perché l’Italia può giocare un ruolo di primo piano

Gli equilibri geopolitici dei prossimi decenni si misureranno in mare aperto. È lì che le grandi potenze si sfideranno per affermare la propria superiorità. E non solo in superficie, dove il trasporto marittimo, che convoglia il 90% delle merci a livello mondiale, rimane il cuore del commercio internazionale, ma anche e soprattutto nei fondali: luoghi ancora in gran parte inesplorati che rivestono una crescente importanza strategica.

Gasdotti, oleodotti, cavi sottomarini: sott’acqua si dispiegano infrastrutture essenziali per le comunicazioni globali e l’approvvigionamento energetico delle nazioni. Entro il 2027 i cavi sottomarini si estenderanno per 1,7 milioni di chilometri in tutto il mondo. Nel sottosuolo marittimo si trovano alcuni dei più importanti giacimenti di petrolio, gas naturale, minerali e terre rare. Il 70% della superficie terrestre è ricoperto dai mari, eppure l’80% dei fondali marini e il 98% degli abissi sono ancora inesplorati: le superfici di Marte e Giove sono meglio conosciute. Ecco perché l’Underwater si sta affermando come un mercato sempre più cruciale.

A questo ambito fanno riferimento un’ampia gamma di attività: dalla Difesa (mine, sottomarini o guerra del fondale marino) al dual-use (sorveglianza, pattugliamento, monitoraggio) fino al civile (costruzione, riparazione, manutenzione, estrazione mineraria in acque profonde, acquacoltura). Il settore a livello mondiale vale oggi circa 50 miliardi di euro all’anno. 

Grandi manovre
Alla fine del 2023 in Italia, su iniziativa interministeriale e con il coordinamento della Marina Militare, è stato istituito il Polo Nazionale della Dimensione Subacquea (Pns), un organismo strategico a composizione pubblico-privata che ha l’obiettivo di coordinare e promuovere lo sviluppo integrato delle capacità subacquee nazionali in ambito civile, industriale, scientifico e militare.

Tra le aziende capofila del progetto c’è Fincantieri, il principale player nazionale del comparto, che dispone di tutti i crismi per ambire al ruolo di leader globale. Il Gruppo guidato dall’amministratore delegato Pierroberto Folgiero sta evolvendo il suo mix di business proprio nell’ottica di rafforzare il settore Underwater, che dovrebbe crescere dal 4% a circa l’8% dei ricavi annui entro il 2027 (da 320 a 820 milioni di euro), con ulteriore incremento della quota negli anni successivi, margini più alti ampiamente a premio rispetto alle attività tradizionali di shipbuilding e una conversione di cassa più forte grazie alle nuove tecnologie. 

Fincantieri – che nella sua storia conta oltre 180 sottomarini costruiti – intravede la possibilità di accedere a quasi metà del mercato mondiale, per un valore complessivo pari a 22 miliardi di euro.

Tra il 2024 e il 2025 il Gruppo ha completato l’acquisizione di due eccellenze italiane nel comparto come Remazel Engeneering, leader globale nei sistemi di movimentazione di attrezzature pesanti (come gru e sistemi di lancio e protezione dei cavi), e Wass Submarine Systems, leader globale nella progettazione e nello sviluppo di avanzati sistemi di difesa subacquei (siluri, sistemi anti-siluro, sonar). Queste operazioni hanno portato alla creazione, all’interno del Gruppo Fincantieri, di un Polo Underwater di cui fanno parte, oltre a Wass e Remazel, anche Ids (acquisita nel 2021, specializzata in soluzioni tecnologiche subacquee di nuova generazione) e tutta l’area dedicata ai sottomarini. 

L’offerta del Polo UW, oltre alla componente cosiddetta convenzionale, ovvero relativa ai sottomarini, ai siluri e alle contromisure, risulterà rafforzata attraverso la commercializzazione di un pacchetto capacitivo in cui, per la prima volta, in aggiunta alla piattaforma di Fincantieri, saranno presenti veicoli, dispositivi e protocolli di comunicazione funzionalmente e fisicamente integrati già dalle prime fasi della progettazione del naviglio, che diventerà di fatto una “nave-madre” da cui poter disporre e rilasciare droni autonomi.

Leader globale
Fincantieri è oggi il più grande costruttore navale dell’Occidente e leader globale nella costruzione di navi ad alta complessità: due primati non da poco, in uno scenario geopolitico caratterizzato da una corsa generalizzata alle capacità di difesa e da un particolare fermento a Est, con il 95% degli ordini mondiali per nuove navi che si è ormai spostato da Occidente a Oriente.

Il Gruppo può contare su un’importante flessibilità nella gestione dell’allocazione delle capacità produttive tra le divisioni. In Europa, ad esempio, Fincantieri ha la capacità di aumentare la produzione di navi militari sfruttando i suoi cantieri navali ibridi italiani, nonché le sue operazioni in Romania e Vietnam, mentre negli Stati Uniti è in grado di aumentare le proprie attività per supportare sia i programmi attuali (“Constellation”) sia nuove eventuali opportunità (ad esempio, rompighiaccio e posacavi). 

Nel settore delle crociere, l’azienda sta impostando invece un modello di business sostenibile per l’autofinanziamento, contando su una pianificazione strategica degli ordini per 34 navi con consegne scaglionate fino al 2036.

Quanto all’Underwater, il Gruppo – fondato su un modello di business integrato verticalmente – punta a consolidare il proprio ruolo di catalizzatore dell’ecosistema produttivo subacqueo nazionale, aggregando le competenze civili e militari con soluzioni ad alto valore tecnologico. Come previsto dal Piano industriale 2023-2027, Fincantieri sta potenziando le proprie competenze distintive ingegneristiche e tecnologiche nella subacquea per accrescere il proprio posizionamento verso i potenziali clienti esteri. Le più promettenti opportunità si intravedono, in particolare, nell’Underwater delle piccole dimensioni, che significa Sud-Est asiatico, Mar Nero e Medio Oriente.

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