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Home » Economia

Le aziende italiane parlano di digitale “strategico”, ma solo la metà sta imparando a usarlo

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Credit: Unsplash

Solo il 6% può dirsi davvero avanzata: ecco cosa emerge da un'indagine di Politecnico Milano e Frog Learning

Le aziende italiane assegnano alla formazione digitale un’importanza strategica cruciale. Solo a parole, però. Il livello medio di maturità dell’e-Learning, infatti, si ferma a 51 su 100. È quanto emerge dall’eLearning Maturity Report 2025, realizzato dall’Osservatorio HR Innovation Practice del Politecnico di Milano in collaborazione con Frog Learning, società di consulenza specializzata nella trasformazione digitale della formazione.

Stando all’indagine – che, attraverso un questionario, ha analizzato 118 aziende di medio-grandi dimensioni – quasi la metà delle imprese rimane ferma a corsi obbligatori, piattaforme standard e monitoraggi minimi, mentre un altro 45% opera a livello “base”, con processi funzionanti ma privi di visione. Solo una minoranza – appena il 6% – può dirsi davvero avanzata, mentre l’1% ha integrato la formazione digitale nella strategia aziendale, rendendola leva di crescita e innovazione.

L’Intelligenza artificiale è sulla bocca di tutti, ma non nei piani formativi: solo un’azienda su tre la utilizza, peraltro spesso in forme elementari come chatbot o tool generativi. E anche la Gamification, motore di engagement a livello globale, resta marginale: meno della metà delle imprese italiane la adotta, nonostante il mercato internazionale cresca del 27% l’anno.

Eppure, come fa notare Martina Mauri, direttrice dell’Osservatorio HR Innovation Practice del Politecnico di Milano, l’AI “può diventare un vero abilitatore di nuovi sistemi di eLearning più evoluti, non solo dal punto di vista tecnologico, ma anche in tutte le altre dimensioni: dall’analisi dei dati all’accessibilità. In Italia, però, il suo potenziale è ancora in gran parte da esplorare”.

Oltre alla tecnologia, poi, manca l’inclusione. Più della metà delle aziende non garantisce standard minimi di accessibilità, escludendo di fatto persone con disabilità o bassa alfabetizzazione digitale. E il supporto ai discenti è ancora basico: FAQ, helpdesk e poco più. Un limite che mina alla radice l’efficacia della formazione.

“La vera sfida per le organizzazioni è integrare nei sistemi formativi del futuro le dimensioni digitali e tecnologiche in modo efficace, garantendo la qualità dell’esperienza formativa, ma soprattutto la socialità, il contatto umano, e l’inclusività”, osserva Elia Rigamonti, ricercatore dell’Osservatorio del PoliMi.

Il messaggio del report è chiaro: la formazione digitale non è più un accessorio, ma un campo strategico che richiede visione, governance e coraggio. Solo chi saprà andare oltre la logica dell’adempimento potrà valorizzare davvero le persone e restare competitivo in un mercato che cambia ogni giorno.

“i dati ci dicono che l’Italia ha compiuto passi importanti nella digitalizzazione della formazione, ma è ancora lontana da una vera maturità”, spiega Gabriele Catellani, amministratore delegato di Frog Learning. “La sfida è passare da un approccio tattico, centrato sulla compliance e sull’efficienza, a un modello realmente strategico, in cui l’eLearning diventi leva di crescita, innovazione e inclusione”.

I segnali positivi, peraltro, non mancano: nei prossimi due anni, infatti, oltre il 65% delle aziende prevede investimenti in nuove tecnologie, il 57% punta su metodologie didattiche più innovative e il 49% su sistemi di monitoraggio dell’impatto formativo.

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