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Home » Economia

Trump mette i dazi sulle auto, Ferrari alza i prezzi del 10%. E Stellantis teme l’inflazione

Immagine di copertina
Credit: AGF

La casa del Cavallino rampante reagisce alle tariffe annunciate dal presidente Usa: "Ecco le nostre nuove politiche commerciali"

Ferrari reagisce ai dazi di Donald Trump sull’automotive aumentando fino al 10% i prezzi delle sue vetture. Lo fa sapere la stessa azienda di Maranello in una nota diffusa nella serata del 27 marzo, poche ore dopo l’annuncio del presidente degli Stati Uniti sulle nuove tariffe del 25% che dal 3 aprile colpiranno le importazioni di auto e camion leggeri (e più avanti investiranno anche la componentistica).

Ferrari “sulla base delle informazioni preliminari attualmente disponibili relative all’introduzione di dazi sulle importazioni di auto di provenienza Ue negli Usa, comunica che aggiornerà la propria politica commerciale”, si legge nel comunicato. La casa del Cavallino rampante spiega che i prezzi rimarranno invariati per gli ordini precedenti al 2 aprile e per le auto delle famiglie “Ferrari 296”, “SF90” e “Roma”, mentre tutti gli altri modelli “le nuove condizioni doganali si rifletteranno parzialmente sul prezzo, fino ad un massimo del 10 per cento di aumento, in coordinamento con la nostra rete di distribuzione”.

L’azienda guidata dall’amministratore delegato Benedetto Vigna – che quest’anno presenterà il suo primo modello elettrico – conferma gli obiettivi finanziari fissati per l’anno 2025, anche se ammette “un potenziale rischio di diluizione di 50 punti base sui margini percentuali di redditività”. In altre parole, i target del 29% per l’Ebit e del 38,3% per l’Ebitda potrebbero subire un calo dello 0,50%. Poca roba.

Nel 2024 Ferrari – che produce solo in Italia – ha consegnato negli Stati Uniti 3.452 auto, pari al 25% del totale. Il mercato statunitense ha generato ricavi per 1,65 miliardi di euro, pari al 29% del fatturato totale: le vendite negli Usa hanno fruttato circa il 20% in più rispetto al 2023.

I dazi di Trump potrebbero avere un impatto tutto sommato contenuto in termini di minori vendite per un’azienda, come quella di Maranello, che fabbrica e vende auto di lusso, destinate quindi a un pubblico che ha elevate disponibilità economiche. Ma Ferrari ha deciso comunque di intervenire con un rialzo dei prezzi a livello globale per compensare eventuali cali sul fronte dei ricavi dagli Usa.

Nella seduta di ieri a Piazza Affari il titolo del Cavallino rampante ha chiuso in rialzo dell’18,2% e anche oggi ha aperto le contrattazioni in positivo a +2,8%. Chi invece ha risentito in Borsa dell’annuncio di Trump sui dazi è stata Stellantis, che ieri ha perso il 4,1% e oggi ha aperto in calo dell’1,3%.

Per la multinazionale con sede ad Amsterdam – che ha lo stesso azionista di maggioranza di Ferrari: la Exor degli Agnelli-Elkann – il mercato nordamericano è uno dei più importanti in assoluto, ma l’azienda conta 18 stabilimenti negli Stati Uniti e quindi l’impatto delle tariffe sulle importazioni preoccupa relativamente.

Negli Usa, Stellantis fa parte insieme a General Motor e Ford della dell’American Automotive Policy Council (Apcc). Ieri l’associazione ha commentato l’annuncio del presidente Usa con una nota che evita di inimicarsi Trump ma allo stesso tempo lascia intendere qualche timore: “Le case automobilistiche statunitensi sono impegnate nella visione del presidente Trump di aumentare la produzione automobilistica e i posti di lavoro negli Stati Uniti e continueranno a lavorare con l’amministrazione su politiche durature che aiutino gli americani”, si legge nel comunicato, in cui però si specifica anche che “è fondamentale che i dazi siano attuati in modo da evitare l’aumento dei prezzi per i consumatori e da preservare la competitività del settore automobilistico nordamericano integrato”.

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