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Dal Fabbro (Iren): “Per sfuggire alla dipendenza cinese serve puntare sul riciclo di rifiuti elettronici”

Immagine di copertina
Credit: AGF

Per il manager "le materie prime critiche sono il terreno su cui si misurerà la capacità dell'Europa di esercitare una reale sovranità economica e geopolitica. Nella nuova filiera del riciclo l'Italia può essere protagonista"

La supremazia della Cina nel campo delle materie prime critiche mette a serio rischio la sopravvivenza dell’industria europea. L’Ue deve al più presto rendersi indipendente, e può farlo essenzialmente in due modi: da un lato, aumentando la propria capacità di estrazione, dall’altro stimolando la nascita di una filiera industriale europea del riciclo di rifiuti elettronici: lo scrive Luca Dal Fabbro, presidente del Gruppo Iren e di Utilitalia, in un intervento sul quotidiano La Stampa di lunedì 10 novembre 2025.

“Le materie prime critiche sono la nuova frontiera della competitività globale, il terreno su cui si misurerà la capacità dell’Europa di esercitare una reale sovranità economica e geopolitica in una fase di profonda trasformazione tecnologica e digitale”, osserva il manager 59enne, di formazione ingegneristica. “Chi possiede litio, rame, nichel, terre rare o grafite decide il passo della transizione energetica, della mobilità elettrica, dell’intelligenza artificiale e della manifattura avanzata”.

A proposito della “posizione dominante” della Cina, Dal Fabbro ricorda che nelle scorse settimane, nel contesto della guerra commerciale con gli Stati Uniti, Pechino ha annunciato nuove limitazioni all’export di materie prime critiche. Sebbene le restrizioni siano poi state sospese in seguito alla tregua concordata con Washington, il vantaggio competitivo del Dragone rende altamente vulnerabile l’economia europea: “Se le forniture di materie prime venissero interrotte – fa notare il presidente di Iren – la produzione industriale europea subirebbe conseguenze gravissime, e l’Italia sarebbe tra i Paesi più colpiti. Gran parte del nostro sistema produttivo dipende infatti da tecnologie e componenti che utilizzano queste risorse”.

“La sfida quindi è duplice: garantire l’accesso stabile alle materie prime e, allo stesso tempo, ridurre la dipendenza esterna costruendo filiere interne di approvvigionamento e riciclo”.

Nel 2024 – va detto – l’Ue è già intervenuta con il Critical Raw Materialas Act, regolamento che fissa una serie di target da raggiungere entro il 2030 per potenziare la capacità interna lungo l’intera catena del valore: almeno il 10% del consumo annuo di materie prime strategiche deve provenire da capacità di estrazione interna; almeno il 40% del consumo annuo deve provenire da capacità di trasformazione interna; almeno il 25% del consumo annuo deve provenire da materiali riciclati all’interno dell’Ue.

Il regolamento, secondo Dal Fabbro, ha il merito di definire “obiettivi chiari”, ma “i progetti oggi approvati non sono sufficienti a raggiungere i target fissati”: “Serve una triplice accelerazione: politica, per costruire alleanze stabili con i Paesi produttori; industriale, per sviluppare capacità di trasformazione e recupero in Europa; tecnologica, per rendere più efficienti i processi e ridurre il consumo di materiali primari”.

Il presidente di Iren sottolinea che “oggi l’Italia dispone di competenze industriali e tecnologiche di primo piano nel recupero di materiali, ma il tasso di raccolta dei rifiuti elettronici è ancora troppo basso rispetto agli obiettivi europei”. Di qui l’importanza di “costruire un sistema industriale in grado di creare mercato per le materie prime seconde, sostenendo l’innovazione tecnologica e la crescita di nuove filiere del riciclo”.

Secondo Dal Fabbro, anche “il Piano Mattei può rappresentare un asse strategico di sviluppo” perché “i Paesi del Nord Africa generano volumi significativi di rifiuti elettronici e potrebbero diventare partner chiave nella creazione di una filiera euro-mediterranea del recupero delle materie prime critiche”.

“Aumentare il riciclo e valorizzare i materiali recuperati – scrive il presidente di Iren – non è solo una scelta ambientale, ma una strategia economica non più rinviabile: significa generare valore aggiunto, creare occupazione e ridurre i costi di importazione”. “L’Italia – aggiunge – ha tutte le carte in regola per essere protagonista: la sua tradizione manifatturiera, la capacità di innovazione delle imprese e la posizione naturale di ponte tra Europa e Mediterraneo le conferiscono un vantaggio competitivo unico. La sfida è quella di trasformare questa posizione in una strategia di lungo percorso che coniughi crescita, sicurezza delle risorse e sostenibilità”.

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