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Home » Economia

A Bruxelles l’Eurocasta non conosce crisi

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Credit: ansa foto

Mantenere le istituzioni Ue nel 2022 ci costerà 10,8 miliardi: 402 milioni in più dell’anno precedente. Sul nuovo numero del settimanale di TPI, The Post Internazionale, in edicola da venerdì 7 gennaio, l'approfondimento sulle "spese pazze" in Europa

Chissà quanto dev’essere estenuante lavorare al Parlamento europeo se soltanto per “missioni e spostamenti del personale tra i tre luoghi di lavoro”, e dunque le tre sedi di Bruxelles, Strasburgo e Lussemburgo, sono state previste per il 2021 spese per 24,4 milioni di euro. Nulla in confronto ai 67,4 milioni destinati agli europarlamentari per coprire le «spese di viaggio e di soggiorno per le missioni da e per le sedi di lavoro e per altre missioni». Benvenuti nel fantastico mondo dorato dell’Europarlamento. Tpi ha consultato i dettagliati bilanci di previsione per il 2022. Le uscite per quest’anno sono da capogiro: oltre 2 miliardi di euro (per la precisione 2.112.164.198 euro, in aumento di circa 100 milioni di euro rispetto all’anno scorso).
In un attimo ecco che la spesa balza alle stelle se teniamo dentro tutte le istituzioni Ue (fatta eccezione per la Banca centrale che, ovviamente, è autonoma e indipendente dall’Unione europea). Il bilancio di previsione stima alla voce «pubblica amministrazione europea» qualcosa come 10.845.262.174 tra il già citato Parlamento, la Commissione presieduta da Ursula von der Layen (3,8 miliardi), il Consiglio europeo (615 milioni), la Corte di giustizia (464 milioni), la Corte dei conti Ue (161) e via via tutti gli altri istituti – di cui in pochi conoscono anche l’esistenza – come il “Comitato europeo delle regioni”, il “Mediatore europeo”, e così via.

Un conto complessivo da capogiro, dunque, in netta e spaventosa crescita rispetto al bilancio di previsione 2021: l’incremento è di ben 402 milioni di euro. Tanto per avere un’idea: soltanto la differenza di spesa tra l’anno in corso e il prossimo è pari a poco meno di quanto ci costa mediamente il Senato in Italia ogni anno. Per carità, parliamo di istituzioni centrali per la vita comunitaria ma che anche in tempo di Covid-19 non hanno ritenuto opportuno stringere la cinghia. Prendiamo il Parlamento europeo.

S&D

Parlamento a peso d’oro

Balza agli occhi la spesa per il personale (l’organico conta 6.773 unità): tra funzionari, consulenti, collaboratori e ovviamente i 705 deputati se ne andranno 1,1 miliardi di euro. Ma entriamo nel dettaglio. Per le sole indennità dei nostri europarlamentari nel 2022 verranno spesi 79,4 milioni (l’anno scorso erano 76,7), cui si aggiungono i costi per i viaggi, già menzionati, e altre indennità «di spese generali». Per l’esattezza sono 39,6 milioni per «coprire le spese connesse alle attività parlamentari dei deputati», che si aggiungono a loro volta ai 215 milioni di euro che Bruxelles mette a disposizione per gli assistenti parlamentari.

Affinché agli eletti non manchi proprio nulla, nel bilancio sono conteggiati ulteriori 5,7 milioni per il rimborso di spese di viaggio se «effettuate nello Stato membro di elezione». Bruxelles, però, non abbandona neanche dopo la fine del mandato. E così ecco le «indennità transitorie» (nel 2022 verranno accantonati 1,1 milioni), destinate – si legge nel corposo bilancio – a coprire le esigenze di «fine mandato di un deputato». Casomai non dovesse trovare lavoro. Nessuno dimentichi, poi, il presidente David Sassoli: in bilancio sono iscritti anche 191mila euro destinati a coprire le indennità forfettarie di soggiorno e di rappresentanza del presidente. Una cifra che si somma all’indennità standard di cui godono tutti gli eletti, pari a circa 9mila euro mensili.

Continua a leggere l’articolo sul settimanale The Post Internazionale-TPI: clicca qui
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