Icona app
Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Banner abbonamento
Cerca
Ultimo aggiornamento ore 22:37
Immagine autore
Gambino
Immagine autore
Telese
Immagine autore
Mentana
Immagine autore
Revelli
Immagine autore
Stille
Immagine autore
Urbinati
Immagine autore
Dimassi
Immagine autore
Cavalli
Immagine autore
Antonellis
Immagine autore
Serafini
Immagine autore
Bocca
Immagine autore
Sabelli Fioretti
Immagine autore
Guida Bardi
Home » Economia

La strategia dei Paesi arabi e il peso delle tasse italiane: ecco perché la benzina oggi costa di più

Immagine di copertina
Credit: AFP PHOTO / GIULIO NAPOLITANO

L’Opec tiene a freno la produzione e il governo non vuole rinunciare alle accise: ecco perché il prezzo dei carburanti è schizzato a livelli record come non accadeva dal 2014

C’è un filo invisibile che collega il signor Rossi, che per fare il pieno alla sua Fiat Cinquecento ha appena speso 85 euro, e Mohammed Bin Salman, il principe ereditario dell’Arabia Saudita. Anche se Rossi forse non lo sa, le sue imprecazioni per il salasso del carburante sono dirette a Riad. Se la benzina e il diesel hanno toccato nelle ultime settimane prezzi alti come non si vedevano dal 2014, infatti, la ragione principale è da ricercarsi nelle decisioni dell’Opec, l’organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio, di cui l’Arabia Saudita è uno dei membri più importanti.

Per capire cosa sta accadendo occorre però fare un passo indietro. Nell’aprile 2020, all’inizio della crisi pandemica che ha paralizzato il mondo, la quotazione dell’oro nero era precipitata a 21 dollari al barile (due mesi prima era 55). Per fermare la valanga l’Opec Plus (cioè l’Opec allargata alla Russia e altri Paesi) decise di tagliare del 10 per cento la produzione: vale a dire circa 9 milioni di barili al giorno in meno. In poche settimane la quotazione tornò su livelli più vicini alla normalità (45 dollari).

caro benzina

Ad agosto 2020 Arabia Saudita e soci hanno ricominciato ad aumentare gradualmente la produzione: 400mila barili al giorno in più ogni mese. Il problema è che, col passare del tempo, la domanda di carburante nel mondo, a cominciare dalla Cina, ha ripreso a marciare in modo sostenuto e – come accaduto per il gas – l’offerta ha risposto con rifornimenti centellinati. Così il petrolio a marzo è salito fino a 70 dollari al barile e a luglio è arrivato a 77. Ma il vero choc c’è stato a inizio ottobre, quando l’Opec ha deciso di non alzare il ritmo degli aumenti produttivi: da allora la quotazione del greggio è schizzata in modo repentino fino agli attuali 86 dollari (dato al 26 ottobre)…
Continua a leggere l’articolo sul settimanale The Post Internazionale-TPI: clicca qui.

Ti potrebbe interessare
Economia / Mercato del lavoro: quali settori assumeranno di più in Italia?
Economia / Ges e Fraunhofer ISE annunciano una partnership per lo sviluppo della batteria a idrogeno di Ges
Economia / Trenitalia France: 4,7 milioni di passeggeri trasportati in 4 anni
Ti potrebbe interessare
Economia / Mercato del lavoro: quali settori assumeranno di più in Italia?
Economia / Ges e Fraunhofer ISE annunciano una partnership per lo sviluppo della batteria a idrogeno di Ges
Economia / Trenitalia France: 4,7 milioni di passeggeri trasportati in 4 anni
Economia / Costi e benefici del cloud aziendale nell’attuale scenario economico
Economia / Perché la Cina taglia gli investimenti in Europa (dove l’industria continua a dipendere dal Dragone)
Economia / Il valore della cultura del risparmio
Economia / Più energia coi Giochi
Ambiente / È uscito il nuovo numero di The Post Internazionale. Da oggi potete acquistare la copia digitale
Economia / Un indice per misurare il rischio geopolitico: l’iniziativa dell’Osservatorio GRO della Luiss
Economia / La nuova edizione della Ricerca Nazionale sulle Società Benefit 2025 presentata a Milano durante l’evento “Un’ondata di innovazione”