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Home » Economia

Il colosso di Bezos licenzia 10mila dipendenti: così il miracolo di Amazon è finito

Immagine di copertina
Credit: REUTERS

È tra le aziende più ricche del mondo. Ha guadagnato miliardi di dollari durante il Covid. Ma la recessione non ha risparmiato neppure il colosso dell’e-commerce. Che ora ha deciso di ridurre i costi con 10mila licenziamenti. E nel 2023 potrebbe andare anche peggio

Sembrava il miracolo economico del secolo, il nuovo modello cui ispirarsi per salvare migliaia di giovani dal limbo della disoccupazione. L’Eldorado del mondo del lavoro. E così, negli anni, non vi è stato Paese che non abbia voluto aprire le proprie porte ad Amazon: nulla è stato più lo stesso. Per i consumatori, per i lavoratori e per il mondo intero che ha iniziato a vedere nel gigante dell’e-commerce la rivoluzione necessaria. E probabilmente lo è stata. Per tutti. Sono cambiate le nostre abitudini, le nostre necessità, improvvisamente la nostra capacità di spesa si è dilatata e le opportunità di lavoro per chi un lavoro non lo sognava nemmeno sono diventate più abbordabili. Migliaia di posti in tutto il mondo. Le posizioni? Tecnici, magazzinieri, analisti; un po’ di tutto.

L’importante è provarci e con un po’ di fortuna si entra nel magico mondo della big economy. Il futuro? Resta un’incognita. Quello sì. Perché anche il miracolo di Amazon è meno roseo di quello che avevamo immaginato. E come tutti i business risente delle variazioni dei mercati e dei colpi inflitti da fattori esogeni.

La pandemia di Covid-19 è stata per aziende come Amazon una vera e propria manna dal cielo, un’opportunità che ha portato volumi di crescita insperati. Con milioni di persone costrette nelle proprie abitazioni, preoccupate e annoiate, in cerca di svago e bisognose di nuovi acquisti. Amazon è riuscita a insinuarsi proprio qui, offrendo a noi tutti una vetrina per ogni bisogno. E le cose sono andate molto bene: sono aumentate le assunzioni, i deal e qualche risultato è stato raggiunto anche sul piano dei diritti dei lavoratori, grazie agli ultimi accordi con i sindacati.

Mercato spietato

Ma il mercato – si sa – esiste con le sue regole che si impongono nel bene e nel male. Così, oggi il gigante deve fare i conti con la guerra, l’aumento dei costi dell’energia e, in definitiva, con tutte le conseguenze di un fenomeno per la cui fine non è possibile fare un pronostico. A fine aprile 2022 Amazon risultava in perdita per la prima volta dal 2015. Un rosso da 3,8 miliardi di dollari rispetto all’utile di 8,1 miliardi registrato nello stesso periodo del 2021, con titolo in calo del 10 per cento. E l’amministratore delegato, Andy Jassy, rassicurava: «Le congiunture storiche ed economiche hanno portato a sfide insolite. Nostri team concentrati sul miglioramento della produttività».

La perdita arrivava dopo i grandi risultati del 2020, anno in cui il colosso americano aveva registrato un record di crescita rispetto ai precedenti. La “crescita straordinaria” di due anni fa aveva visto Amazon raddoppiare la sua rete di adempimento: «Oggi, dato che non stiamo più inseguendo la capacità fisica o di personale, i nostri team sono concentrati sul miglioramento della produttività e dell’efficienza dei costi in tutta la nostra rete di adempimento. Sappiamo come farlo e l’abbiamo già fatto prima», diceva l’amministratore delegato.

E se il flusso di cassa operativo di Amazon era intanto sceso a 39,3 miliardi di dollari –  rispetto ai 67,2  miliardi di dollari dell’anno precedente – le vendite nette guidate dalla divisione di cloud-computing dell’azienda, Amazon Web Services, erano, al contrario, aumentate del 7 per cento. Andy Jassy aveva aggiunto che l’azienda sta affrontando un aumento dei costi con «continue pressioni inflazionistiche e della catena di approvvigionamento».

Nonostante ciò, nel 2022, le cose continuavano ad andare bene per Amazon che ha ottenuto per il secondo anno consecutivo la certificazione Top Employer Italia. Con questa definizione si riconosce la qualità dell’ambiente di lavoro, le opportunità di formazione e i piani di carriera offerti ai dipendenti in Italia.

La certificazione riguarda tutte le attività di Amazon in Italia, comprese quelle legate al sito web Amazon.it, le attività logistiche, i servizi cloud di Amazon web services, e molto altro ancora. Sembrava un giorno magico per Amazon. In una intervista alla Cnn, il fondatore della società, Jeff Bezos, che in passato era stato criticato per non aver condiviso la propria fortuna, annunciava le sue nobili intenzioni circa la ricchezza posseduta, spruzzando una pozione quasi ipnotica su Big Tech e il terremoto che sta travolgendo il settore. E invece la doccia gelida è arrivata a stretto giro, con le notizie di nuovi e pesanti licenziamenti che riguarderebbero proprio Amazon in modo massiccio.

Un futuro incerto

Un annuncio senza precedenti: il colosso dell’ e-commerce, secondo fonti vicine all’azienda citate dal  New York Times, starebbe per attivare un piano di tagli che riguarderà circa 10mila persone, con tempi rapidissimi, in quello che potrebbe essere il maggior taglio nella storia della società pur rappresentando meno dell’1 per cento della sua forza lavoro complessiva.

Tagli che si concentreranno nell’area dei dispositivi Amazon Alexa, della divisione retail e nel team delle risorse umane. E benché il numero effettivo dei licenziamenti rimanga abbastanza approssimativo, se dovesse rimanere vicino alla cifra ormai nota, rappresenterebbe circa il 3 per cento dei dipendenti aziendali di Amazon e meno dell’1 per cento della sua forza lavoro globale di oltre 1,5 milioni di persone, composta principalmente da lavoratori a ore. In Italia, Amazon dà lavoro a circa 17mila persone.

Ma c’è di più, e di peggio. L’amministratore delegato Andy Jassy, a capo dell’azienda dal 2021, ha annunciato in una comunicazione interna all’azienda che i licenziamenti continueranno anche nel 2023. «Tali decisioni saranno condivise con i dipendenti e le divisioni interessate all’inizio del 2023». Jassy ha aggiunto che la società era nel mezzo di una revisione annuale della pianificazione operativa in cui stava prendendo decisioni su cosa dovrebbe cambiare in ciascuna delle sue attività.

I giganti della tecnologia, tra cui Microsoft, Apple e Google hanno rallentato le loro assunzioni per mesi, ma ora alcune società tech sono passate ai licenziamenti: nei giorni scorsi prima Twitter ha mandato a casa metà del personale poi l’amministratore delegato di Meta, Mark Zuckerberg, ha annunciato che la sua azienda taglierà il 13 per cento del suo personale, più di 11mila dipendenti, nel tentativo di resistere allo scenario macroeconomico. Un quadro pesante in cui le Big Tech escono molto meno solide di quanto si è voluto raccontare in questi anni.

Molte le domande che restano senza risposta: quali Paesi saranno interessati dai licenziamenti? Cosa significa questo per l’Italia? Per il 2023, il piano di “riorganizzazione” continua, in che modo? Quali settori sono interessati? Amazon e altre aziende tecnologiche hanno aumentato notevolmente le assunzioni negli ultimi due anni, poiché la pandemia ha spostato le abitudini dei consumatori verso l’e-commerce. Ora, molte di queste aziende tecnologiche apparentemente intoccabili stanno licenziando migliaia di lavoratori: cosa è successo?

Tagliare, tagliare, tagliare

L’Azienda al momento non risponde e, contattata da TPI, ci invita soltanto a rivedere il comunicato pubblicato dall’a.d. Andy Jassy. Nella nota viene spiegato che Amazon in questo periodo dell’anno procede alla «revisione annuale della pianificazione operativa» e si occupa di esaminare ciascuna delle attività per prendere decisioni su ciò che si ritiene  di dover cambiare. «La revisione di quest’anno è più difficile a causa del fatto che l’economia rimane in una situazione difficile e abbiamo assunto rapidamente negli ultimi anni», scrive Jassy.

Anche se non è ancora chiaro con certezza quali settori saranno interessati, Amazon ha preso la decisione di eliminare una serie di posizioni nel settore “Dispositivi e libri” e ha annunciato la riduzione dei posti di lavoro dell’organizzazione People, Experience, and Technology. Amazon chiarisce che la decisione verrà comunicata direttamente ai dipendenti che verranno licenziati all’inizio del prossimo anno e prima di ogni dichiarazione pubblica o interna all’azienda. Jassy scrive nella nota che si tratta di una delle decisioni più difficili che ha dovuto prendere da quanto ricopre il ruolo di amministratore delegato e che si impegnerà per aiutare i dipendenti licenziati a ricollocarsi all’interno dell’azienda, in settori che hanno più bisogno di personale, e se questo non dovesse essere possibile l’azienda supporterà gli ex dipendenti attraverso un supporto nell’inserimento in altre aziende e con pacchetti che includono anche indennità e assicurazioni sanitarie transitorie.

La revisione è “più difficile” a causa della rapida espansione passata dell’azienda e dell’attuale contesto economico, ha affermato il numero uno di Amazon. «L’economia rimane in una situazione difficile e noi abbiamo assunto rapidamente negli ultimi anni», ha aggiunto Jassy senza tuttavia specificare l’entità o i tempi dei nuovi licenziamenti.

È stata «senza dubbio la decisione più difficile» che Jassy abbia preso da quando è nel gruppo, ha detto sottolineando che così non si eliminano soltanto dei ruoli «ma piuttosto persone con emozioni, ambizioni e responsabilità le cui vite saranno influenzate» da questo. «La chiave sarà fare ciò che Amazon sa fare meglio – ossessionarsi per i clienti e inventare incessantemente per loro conto – e se lo facciamo, dovremmo essere tutti molto ottimisti riguardo al futuro di Amazon. So di esserlo», ha assicurato l’a.d. Amazon ha una forza lavoro globale di oltre 1,5 milioni. Aveva già avvertito gli investitori di un quarto trimestre debole e aveva deciso di bloccare le assunzioni all’inizio di novembre alla luce dell’aumento dei rischi di inflazione e recessione.

Chi rischia di più

Jassy ha cercato di ridurre le spese a causa del rallentamento della crescita in diverse aree dell’attività di Amazon, ricorda Bloomberg. Il colosso di Seattle ha previsto il più piccolo aumento di fatturato mai registrato per il suo trimestre festivo. Negli ultimi mesi, Jassy aveva messo in atto un blocco delle assunzioni per alcuni ruoli aziendali e chiuso diversi programmi sperimentali e minori. Il libro paga di Amazon è salito a 1,62 milioni di dipendenti globali a tempo pieno e part-time alla fine di marzo, prima di scendere a 1,54 milioni al 30 settembre.

E se il piano andrà a pescare in modo trasversale ovunque, è ipotizzabile che possa interessare qualche unità anche nel nostro Paese. In realtà già nei giorni scorsi da Amazon avevano fatto intendere che l’aria era cambiata, con uno dei VP (vice president) che aveva annunciato il blocco delle nuove assunzioni, in attesa di capire i nuovi scenari macro-economici. Adesso, però, si passa dal congelamento dei nuovi ingressi ad un vero e proprio piano di lay-off, che assomiglia molto a quello annunciato qualche giorno fa da Meta (più di 11mila dipendenti in uscita, pari al 13 per cento della sua forza lavoro).

Ci troviamo nelle settimane più intense e strategiche per la divisione di Amazon che si occupa di e-commerce: tra black friday e shopping natalizio alle porte, solitamente la società di  Jeff  Bezos ha sempre cercato grande solidità e stabilità in questi mesi dell’anno. Anche per questo, i licenziamenti di Amazon, soprattutto in questo periodo, confermano come il deterioramento dell’economia globale abbia messo sotto pressione l’azienda e un po’ tutto il mondo della spesa online.  Con la crisi economica, l’inflazione e le incertezze geopolitiche, il consumo di beni discrezionali è crollato, accendendo una spia rossa sul quadrante di aziende come Amazon.

Ed è quasi beffardo pensare che appena nove mesi fa, ad inizio anno, il gigante dell’e-commerce aveva più che raddoppiato il tetto massimo dei compensi per i suoi lavoratori dell’area tecnologica, citando «un mercato del lavoro particolarmente competitivo». Erano i giorni in cui le prime startup saltavano e Big Tech si contendeva i migliori talenti a suon di contratti stellari. Sembra passato un secolo. E invece succedeva solo ieri.

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