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Città “lineari”, foreste “intelligenti” e case sull’acqua: quando il futuro sembra un sogno ma diventa realtà

Immagine di copertina
Il progetto di Stefano Boeri della Smart Forest City a Cancun, in Messico. Credit: AGF

Le smart city sembrano ancora di là da venire ma sono già in fase di attuazione, almeno in Arabia Saudita, Cina, Messico e Corea del Sud. Ecco alcuni esempi

Le città del futuro sono già in fase di attuazione, almeno in Arabia Saudita, Cina, Messico e Corea del Sud. Malgrado gli intoppi, dovuti alle grandi ambizioni di progetti così futuristici, qui qualcosa si muove e il sogno di abitare i deserti, le foreste e persino i mari, in maniera sostenibile, sta diventando realtà. Anche se non per tutti: la maggior parte di queste iniziative è infatti destinata, per ora, a chi potrà permetterselo.

Giardini urbani
Dalle montagne del Guangxi alla giungla dello Yucatan, l’architetto Stefano Boeri e il suo studio hanno lavorato a due progetti di Forest City a Liuzhou, in Cina, e Cancun, in Messico. Dopo l’esperimento del Bosco Verticale a Milano, il grattacielo-modello per una vita urbana sostenibile, l’obiettivo dei nuovi progetti è trovare un equilibrio tra aree verdi e impronta edilizia. La nuova città cinese, il cui progetto presentato nel 2016 è attualmente in fase di attuazione su un’area di circa 175 ettari lungo il fiume Liujiang, dovrebbe ospitare quasi 30mila abitanti e 40mila alberi e un milione di piante appartenenti a più di 100 specie diverse, in grado di assorbire ogni anno circa 10mila tonnellate di CO2 e 57 tonnellate di polveri sottili, producendo al contempo circa 900 tonnellate di ossigeno. Ancor più ambizioso il piano proposto nel 2019 per una nuova città in Messico. La Smart Forest City di Cancun infatti dovrebbe estendersi per 557 ettari, di cui 362 riservati ad aree verdi, e ospitare fino a 130mila abitanti, 7,5 milioni di alberi e più di 120mila piante appartenenti a 350 specie diverse, assorbendo 116mila tonnellate di anidride carbonica e immagazzinando 5.800 tonnellate di CO2 all’anno.

“Visioni” saudite
Quando fu annunciata nel 2017, “The Line” apparve come un manifesto audace della Saudi Vision 2030: una città lineare e sostenibile. Un unico grande complesso lungo 150 chilometri, pronto a rivoluzionare il concetto stesso di urbanizzazione, che sorgerà nel cuore di “Neom”, il futuristico mega-progetto urbano affacciato sul Mar Rosso, simbolo della volontà saudita di affrancarsi dal petrolio e puntare su turismo e innovazione. A distanza di otto anni però, sebbene i lavori procedano, la data di consegna fissata al 2030 sembra sempre più difficile da rispettare. Intanto il regno punta su un’altra iniziativa faraonica da realizzare nel cuore della capitale Riad: Mukaab. Parliamo dell’edificio più grande del mondo, un gigantesco cubo progettato da AtkinsRéalis come fulcro del complesso Murabba, un nuovo quartiere da 19 chilometri quadrati da realizzare in centro, che ospiterà una città “interna”.

Piattaforme “galleggianti
Da Giacarta a Lagos, passando per New York e Buenos Aires, numerose metropoli stanno facendo i conti con l’innalzamento inesorabile del livello del mare, così in molti guardano ai Paesi Bassi, per più di un quarto sotto il livello del mare, come un modello per tenere sotto controllo il fenomeno. Non a caso, da più di 20 anni, il Waterstudio di Koen Olthuis a Rijswijk, situata tra L’Aja e Delft, promuove l’idea di realizzare strutture e interi quartieri galleggianti. Anche se, per ora, la maggior parte dei progetti riguarda la costruzione di edifici di lusso, il primo vero banco di prova sarà la realizzazione di 13mila unità abitative al largo della capitale delle Maldive, Malé, un progetto da un miliardo di dollari da realizzare entro il 2028 in una laguna protetta da banchi di sabbia e barriere coralline. Altre iniziative di Olthuis però, previste in New Jersey e a Dubai entro il 2017, non sono mai partite. Sull’acqua d’altronde i tempi si allungano, anche per i concorrenti. Un altro progetto in attesa di essere realizzato infatti è quello di una città galleggiante a Busan, la seconda della Corea del Sud, che ospita il porto più grande del Paese, dove la newyorkese Oceanix vuole costruire un centro urbano da 12mila persone su piattaforme esagonali ispirate ai favi delle api.

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