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Home » Cronaca

“Troppo odio verso di me”: Saviano annulla due incontri pubblici dopo l’inizio del processo

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Dopo la prima udienza del processo per diffamazione contro Giorgia Meloni e Matteo Salvini, Roberto Saviano si è detto costretto a rinviare due incontri che avrebbe dovuto tenere dal vivo al Teatro Valli di Reggio Emilia domenica 27 e lunedì 28 novembre. “Settimane difficili” per lo scrittore, chiamato in giudizio dalla premier quando era “soltanto” leader di Fratelli d’Italia per la parola “bastardi” usata per fare riferimento a lei e all’attuale ministro delle Infrastrutture nel corso di una puntata di Piazza Pulita sui migranti. In una lettera alla fondazione reggiana “I teatri”, Saviano ha spiegato che presenterà il suo libro su Giovanni Falcone “Solo il coraggio” la prossima primavera.

S&D

Ha citato altri procedimenti che sta sostenendo, come quello con il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. “L’esposizione fisica preoccupa me e chi mi sta attorno perché l’odio è tangibile e non esiste alcuno scudo”, ha spiegato lo scrittore nella lettera. “I giornali di estrema destra, in alcuni casi pagati direttamente da esponenti della maggioranza parlamentare – prosegue – stanno facendo uno squadrismo quotidiano: io sono sulle loro prime pagine ogni giorno, attaccato nella maniera più bassa e vile, senza che io sia davvero schermato da quella che dovrebbe invece essere una opinione pubblica “amica”; con me anche i garantisti professionali smettono di esserlo”. Saviano attacca i politici che hanno deciso di portarlo di fronte a un tribunale: “Chi dovrebbe difendere spazi di libertà e democrazia è impegnato a nascondere le macerie di un percorso politico, culturale e intellettuale che non ha saputo creare ponti, ma solo disgregazione”.

“Vi state accorgendo che hanno selezionato chi attaccare? Vi siete accorti che non siamo in molti, ma siamo sempre gli stessi?”, si chiede. “Così funzionano le democrazie illiberali – argomenta – si selezionano una dozzina di nemici pubblici, li si accusa di guadagnare con le proprie parole (sostanzialmente con il proprio lavoro), si creano paure e pericoli che non esistono o che esistono nella misura in cui non c’è gestione, non c’è capacità politica di trovare soluzioni”.

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