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    A Roma si addestrano cani capaci di fiutare chi ha il Covid

    Credit: Ansa
    Di Niccolò Di Francesco
    Pubblicato il 30 Mar. 2021 alle 11:22 Aggiornato il 30 Mar. 2021 alle 11:43

    A Roma i cani vengono addestrati per fiutare i malati di Covid

    Al Campus BioMedico di Roma i cani vengono addestrati a riconoscere, attraverso il fiuto, i malati di Covid sintomatici e asintomatici.

    L’idea, infatti, è quella di utilizzare i migliori amici dell’uomo in luoghi affollati e potenzialmente pericolosi per la diffusione del virus, come ad esempio gli aeroporti, per riconoscere in tempo reale, attraverso il fiuto dei cani, coloro che potrebbero aver contratto la malattia.

    Il progetto, sviluppato da Massimo Ciccozzi e Silvia Angeletti dell’Università Campus Biomedico di Roma e un team della società cinofila Ngs di Luigi Cola, verrà realizzato per la prima volta al mondo su un campione statistico rilevante di oltre 1000 pazienti dell’Università Campus BioMedico di Roma.

    L’efficienza dell’olfatto del cane verrà messa alla prova con i test molecolari per la diagnosi di Covid-19. Le procedure permetteranno la tracciabilità del lavoro e saranno svolte in piena sicurezza per l’operatore, per il cane e dal punto di vista scientifico.

    I cani verranno appositamente addestrati per riconoscere la presenza del Covid-19, attraverso il sudore dei pazienti che ogni giorno si sottopongono al tampone.

    Il progetto si dividerà in due fasi: la prima, della durata di 6-8 settimane nella quale i cani saranno preparati al riconoscimento del Covid-19 attraverso specifiche tecniche mutuate dall’addestramento per gli esplosivi, e la seconda, di 4-6 settimane, in cui gli animali saranno chiamati a riconoscere i pazienti malati di Covid.

    Ai volontari verrà prelevato un campione di sudore attraverso una garza, che poi verrà inserito in una serie di contenitori all’interno di un container di circa 40 metri quadri. Qui, il cane annuserà i campioni e darà il suo responso. A quel punto gli esiti del fiuto canino verranno confrontati con i risultati dei tamponi molecolari per verificare che l’animale abbia effettivamente fornito una corretta diagnosi.

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