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    All’ospedale Cotugno di Napoli esauriti i posti Covid, il direttore a TPI: “Più preoccupato ora che a marzo”

    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 5 Ott. 2020 alle 14:41 Aggiornato il 6 Ott. 2020 alle 13:55

    Il Cotugno di Napoli, l’ospedale campano di riferimento per quanto riguarda le malattie infettive e tra i più grandi del sud Italia, sta provvedendo ad aumentare il numero dei posti letto per pazienti Covid, avendo ormai raggiunto l’occupazione massima. Un segnale che la pandemia – come evidenziato anche dai bollettini quotidiani degli ultimi giorni – sta riprendendo vigore in Italia.

    In totale sono 130 i pazienti attualmente ricoverati, di cui 16 in subintensiva e 9 in terapia intensiva (4 dei quali intubati). Nella giornata di ieri, fa sapere a TPI Maurizio Di Mauro, direttore generale dell’Azienda dei Colli – che comprende anche il centro regionale di riferimento per le malattie infettive – è stato convertito un reparto dell’ospedale: “Si stanno liberando circa 20 posti, disponibili entro domani”.

    “Stiamo riconvertendo l’intera struttura, trasferendo i pazienti che hanno patologie alternative al Covid presso altre strutture di malattie infettive e stiamo trasformando il Cotugno in Covid hospital. Nella prima fase molti pazienti si sono trascurati anche per patologie principali e quindi stiamo cercando di mantenere inalterata l’attività del Monaldi e trasferire tutti i pazienti Covid al Cotugno. A questo punto possiamo implementare i posti letto e rispondere alla domanda che è abbastanza incalzante”, spiega Di Mauro.

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    Una domanda incalzante dovuta a un aumento dei casi importante: “Abbiamo avuto si e no un paio di mesi di tregua, siamo da febbraio in trincea. Ma abbiamo sempre sostenuto, dico da infettivologo, che il virus non si è mai modificato. Siamo usciti fuori da un lockdown che ha portato a un abbassamento dei contagi, ma con la riapertura delle frontiere questo virus è stato reimportato e così nelle nostre regioni si stanno verificando focolai autoctoni perché si stanno infettando nuclei familiari interi”, prosegue Di Mauro.

    Come spiega Di Mauro, la situazione è ancora sotto controllo: “Rispetto alla prima fase oggi tutti, anche al minimo sintomo, vengono al pronto soccorso. Se questo causa da un lato un intasamento, venendo nelle fasi iniziali della patologia i pazienti tuttavia sono meglio aggredibili dal punto di vista terapeutico, infatti abbiamo pochissimi pazienti in terapia intensiva. Sono state inoltre settate una serie di terapie con risultati positivi: come il cortisone e gli anti-aggreganti. Nelle fasi iniziali avevamo avuto difficoltà a gestire l’azione del virus, ora siamo molto più pronti. L’aggressività del virus però è sempre la stessa”.

    Il danno maggiore, spiega Di Mauro, è aver pensato che le cose andassero meglio e aver abbassato la guardia: “Le ordinanze vanno rispettate e occorre anche chi controlla che la legge venga rispettata. Con i controlli quasi a zero, gli ospedali vanno incontro a congestione. Si è fatto un lavoro eccezionale a livello regionale che ci ha consentito di aumentare i posti letto”.

    Ma ora la situazione sta man mano peggiorando e il direttore Di Mauro non nasconde la sua preoccupazione: “Sono molto più preoccupato ora che a marzo, ora lottiamo contro una situazione anomala, con tantissimi asintomatici. L’azione che abbiamo fatto  nei mesi scorsi di tamponare tutti i soggetti che venivano da fuori ha messo la regione nelle condizioni di non far circolare i tanti asintomatici che avrebbero fatto una strage. Dobbiamo non abbassare la guardia, per affrontare nuove criticità”.

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