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    Omicidio Lecce, il killer avrebbe ucciso per rabbia: “Una ragazza mi aveva rifiutato”

    Antonio De Marco
    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 9 Ott. 2020 alle 10:51 Aggiornato il 9 Ott. 2020 alle 10:57

    Si scava, a fatica, nella mente di Antonio De Marco, il il 21enne di Casarano arrestato con l’accusa di omicidio di Eleonora Manta e Daniele De Santis, i due fidanzati di Lecce uccisi il 21 settembre scorso. Riuscire a capire quale sia stato il movente che abbia spinto Antonio a distruggere la vita dei due ragazzi risulta un’impresa ardua e piena di ostacoli, specie perché il killer risponde poco alle domande senza fornire spiegazioni dettagliate.

    Ma qualcosa di nuovo potrebbe essere emerso, davanti al giudice per le indagini preliminari Michele Toriello e al pubblico ministero Maria Consolata Moschettini, De Marco ha ripercorso non solo le fasi dell’assassinio, ma anche ciò che lo ha portato, a suo dire, a covare una rabbia apparentemente cieca, una voglia di vendetta sfociata nel delitto. Antonio si era innamorato di una compagna di corso. Un amore non corrisposto, perché quando lui si è dichiarato, lei “mi ha detto che dovevamo restare amici”, riporta il Messaggero.

    Anche su questo amore non ricambiato, il ragazzo non sembra voler dire molto. Dopo il “no” della ragazza a una relazione amorosa, i due continuano a frequentarsi in ambiente universitario, anche perché seguono le stesse lezioni e svolgono entrambi il tirocinio all’ospedale Vito Fazzi. E così il gip gli chiede: “Questo può essere stato un ingrediente della tua rabbia? Il fatto di essere stato… neanche respinto, voglio dire, non è che ti ha negato l’amicizia, ti ha detto che non voleva essere fidanzata con te”. “Sì”, risponde De Marco.

    In precedenza un altro episodio simile aveva in qualche modo segnato l’anima di un ragazzo che in seguito si sarebbe trasformato in un killer. È il pm Moschettini a farlo venire alla luce. “C’è stata anche un’altra ragazza”, dice De Marco. “Si chiamava Eleonora, tre o quattro anni più piccola”. Lei andava al liceo, lui era già iscritto al corso di Scienze infermieristiche. “Mi sono dichiarato, le ho detto che mi piaceva e…”. Anche qui un no. “Forse ne aveva un altro, stava pensando a un altro, comunque non…”. In tutto l’interrogatorio, in ogni caso, emerge il profondo turbamento vissuto negli ultimi anni da De Marco. In più di un’occasione lui richiama la sua solitudine. “Ricordo molta rabbia, e ogni tanto avevo… non lo so, come delle crisi in cui scoppiavo a piangere all’improvviso”. Crisi ricollegate, dice, “forse al fatto che mi sentivo come vuoto, solo”. Una rabbia incanalata almeno in una occasione in un gesto autolesionistico.

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