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Mantova, 20enne segregata in casa dalla famiglia che non approvava la sua relazione sentimentale

Immagine di copertina
Carabinieri, immagine di repertorio

Una ragazza di 20 anni è stata tenuta segregata in casa dalla famiglia che non vedeva di buon occhio la relazione tra lei e un giovane dipendente, di origine pakistana, dell’azienda tessile di proprietà del padre della ragazza. Tutto questo accade a Mantova. Quando finalmente la ragazza è riuscita a sottrarre il cellulare alla madre ha subito avvertito i Carabinieri: “Sono 15 giorni che mi tengono chiusa in casa, venite ad aiutarmi”.

A darne notizia è il Fatto Quotidiano che spiega la dinamica dei fatti: Chiamato dalla ragazza, il fidanzato le ha detto di rivolgersi immediatamente al 112. Mentre i militari di Castiglione delle Stiviere allertavano quelli di Asola, l’operatore ha cercato di ottenere il maggior numero di informazioni possibili e di tenere tranquilla la giovane. Al loro arrivo i carabinieri hanno trovato la porta di casa sbarrata. Ma la ventenne si è affacciata in lacrime alla finestra, così gli uomini dell’arma sono riusciti a liberarla.

La 20enne, giunta in caserma, ha descritto il clima difficile vissuto in famiglia, comprese le violenze e le durissime condizioni di lavoro che la famiglia le aveva imposto prima del sequestro. Il padre era infatti già noto alle forze dell’ordine e aveva precedenti per sfruttamento. Quest’ultimo aveva poi deciso di distruggerle il cellulare – per interrompere ogni comunicazione con il fidanzato – e chiuderla in casa, finché non avesse cambiato idea.

Sempre il Fatto Quotidiano ricorda che nella ditta del padre della giovane poi liberata Nella ditta si lavorava senza giorni di riposo, con orari massacranti e salario bassissimo o addirittura inesistente.

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