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    Rischio contagio al 41 bis, scarcerato il boss di Cosa Nostra Sansone

    Il boss mafioso Sansone ai domiciliari per rischio Coronavirus (Credit: Ansa)
    Di Angelica Pansa
    Pubblicato il 22 Apr. 2020 alle 15:18 Aggiornato il 22 Apr. 2020 alle 19:00

    Il tribunale del Riesame di Palermo ha concesso gli arresti domiciliari a Pino Sansone, 69 anni, boss del quartiere palermitano dell’Uditore ed ex vicino di casa di Totò Riina, perché “a rischio Coronavirus per le sue condizioni di salute”. Sansone era stato arrestato a luglio e detenuto in regime di 41 bis presso il carcere di Voghera (Pavia), dove nei giorni scorsi è morto un detenuto per il Covid 19. Ieri è stato scarcerato un altro boss, Francesco Bonura, recluso carcere di massima sicurezza di Opera (Milano). Il sindaco di Palermo, Leonluca Orlando, ha dichiarato che “il 41 bis è la migliore forma di prevenzione dal Covid” perché garantisce isolamento e protezione sia per gli operatori carcerari che per i familiari dei detenuti. Il magistrato Antonino Di Matteo, componente del Csmha commentato la decisione del tribunale come “una ulteriore grave offesa alla memoria delle vittime e all’impegno quotidiano di tanti umili servitori dello Stato”.

    La decisione di concedere i domiciliari a Sansone è stata presa sulla base delle sue condizioni di salute, che sembrerebbero esporlo maggiormente al rischio di contagio. Alla decisione del tribunale del Riesame di Palermo si è opposto anche il sostituto procuratore della Dda Amelia Luise: Sansone ha già scontato una condanna per mafia ed è uno dei protagonisti di maggiore rilievo nella famiglia di Cosa Nostra. Il pentito e collaboratore di giustizia Sergio Macaluso ha raccontato che, tre anni fa, fu proprio Sansone a “spingere” per la nomina a reggente del mandamento di San Lorenzo di Giuseppe Biondino.

    Oggi Pino Sansone e Francesco Bonura sono tra i primi autorevoli mafiosi a conquistare gli arresti domiciliari nella stagione del Coronavirus e le loro scarceraizoni potrebbero essere solo le prime di una lunga serie. “Nell’istanza presentata al tribunale del riesame abbiamo allegato una corposa documentazione medica – dice l’avvocato Giovanni Rizzuti, che assiste Sansone assieme al collega Marco Giunta. – Nel carcere di Voghera la situazione era diventata davvero a rischio“.

    Il giudice palermitano Di Matteo ha commentato duramente la decisione del tribunale di sospendere il “carcere duro” per i due boss: “Lo Stato sembra aver dimenticato e archiviato  per sempre  la stagione  delle stragi e della trattativa stato- mafia”, ha detto Di Matteo all”Espresso. “Lo Stato sta dando l’impressione di essersi piegato alle logiche di ricatto che avevano ispirato le rivolte”.

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