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    Ceppo inglese più contagioso: l’Italia rischia un nuovo lockdown? Cosa può succedere a gennaio

    Sui balconi durante il lockdown Credits: ANSA

    I nuovi casi non scendono e il nuovo virus preoccupa: ecco le ipotesi del governo e degli esperti per dopo l'Epifania

    Di Veronica Di Benedetto Montaccini
    Pubblicato il 22 Dic. 2020 alle 08:48

    Le regole annunciate dal premier Giuseppe Conte sulla zona rossa per le festività valgono fino all’Epifania, ma con l’esplosione della nuova variante del Sars-Cov2 nel Regno Unito gli scenari per il 7 gennaio sono incerti e si pensa addirittura a nuove chiusure.

    Ipotesi lockdown prolungato

    A fare il punto sulla situazione è Walter Ricciardi, consigliere del ministero della Salute, a “Un Giorno da Pecora” su Radio2: “Che la variante inglese arrivasse era prevedibile. Purtroppo il governo inglese ha avvertito tardi e questo non è bello”. Inoltre, Ricciardi per Natale avrebbe preso altri provvedimenti: “Avrei fatto misure di più lunga durata sul modello di Germania e Austria perché quelle prese – ha sottolineato – non sono sufficienti“.

    Alla trasmissione radiofonica il consigliere del ministro Speranza ha rivelato il suo completo allineamento con le posizioni del titolare del dicastero, capofila della corrente più rigorista del governo Conte: “Io farei un lockdown da subito fino a metà gennaio”. Questi i conti fatti da Ricciardi: “Ragioniamo per analogia: se prima avevamo un numero di casi inferiori per farli scendere ci abbiamo messo due mesi, ora con un numero maggiore dobbiamo impiegare un periodo analogo”.

    Le difficoltà per la scuola

    Per Walter Ricciardi è “arduo” tornare tra i banchi in queste condizioni, anche se il piano di rientro della ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina sarebbe invece quasi pronto.

    “Difficile e pericoloso rientrare a scuola il 7 gennaio” anche per Giorgio Palù, virologo dell’università di Padova e presidente dell’Aifa, l’Agenzia del farmaco italiana. “Mi preoccupa l’idea di riaprire tutto dopo l’Epifania, a cominciare dalle scuole”, ha affermato alla Stampa. Palù ha messo in evidenza il risultato di uno studio con cui si “dimostra che il rialzo esponenziale dei contagi in autunno si è generato dopo il 14 settembre”. “Per le scuole superiori e per l’università è perciò meglio evitare la ripresa il 7 gennaio. I più grandi sono un pericolo, per genitori e nonni”. Inoltre, il virologo Pregliasco ha sottolineato anche come con la riapertura delle scuole “il pericolo è anche sul sovraffollamento dei mezzi pubblici“.

    La ministra Azzolina tira però dritto per il 7 gennaio. “Ora, l’impegno comune dovrà essere quello di riportare in classe tutti gli studenti e le studentesse, che hanno bisogno di riappropriarsi dei loro spazi, di riprendere il cammino di crescita”, scrive nella lettera di auguri di Buon Natale rivolta a tutto il personale scolastico.

    Allerta alta sul nuovo virus

    Il governo è in allerta soprattutto perché la variante inglese del Coronavirus, più veloce del 70 per cento rispetto al normale e già riscontrata in almeno due casi in Italia (qui cosa sappiamo finora), minaccia di mettere in ginocchio un sistema sanitario che si trova sotto pressione a causa di una curva del contagio che frena troppo lentamente. Il punto chiave è quello della trasmissibilità, la rapidità con cui questo ceppo salta di persona in persona.

    “Il fatto che il Regno Unito, in pieno lockdown, dopo le restrizioni di dicembre e l’ultimo blocco quasi totale di novembre, abbia oggi 36 mila casi in 24 ore, è la prova che questa nuova variante ha una capacità di trasmissione molto maggiore della precedente”, ha spiegato il ministro della Salute Roberto Speranza.

    “Quello che preoccupa – continua Speranza – è che la variante sembra avere un impatto sull’indice Rt, l’indice di trasmissibilità, molto più forte. Ha la stessa forza sulle persone, non è più violenta, ma aumenta i numeri. Potrebbe aumentare l’Rt fino a 0,5 punti“. E i numeri sono alla base dell’allarme scattato nel governo: al momento, l’Italia ha il 32 per cento di posti letti occupati di terapia intensiva e il 39 per cento di area medica. Al ritmo di diffusione della variante inglese del virus, gli ospedali rischiano di non reggere.

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