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Istat, nuove nascite ai minimi storici: in calo per il quindicesimo anno consecutivo

Immagine di copertina
Credit: Tommaso Pecchioli / Unsplash

In dieci anni la popolazione complessiva è calata di oltre 1,36 milioni di persone, equivalenti al numero di abitanti di Milano

Le nascite in Italia sono scese ai minimi storici nel 2023, segnando il 15esimo calo annuale consecutivo. È quanto emerge dal bollettino Istat pubblicato oggi e relativo agli indicatori demografici per l’anno 2023.

S&D

L’anno scorso, secondo i dati provvisori, i nati residenti in Italia erano 379mila, in calo del 3,6 per cento rispetto al 2022 (-14mila unità) e del 34,2 per cento (-197mila unità) in confronto al 2008, l’ultimo anno in cui il nostro Paese ha visto un aumento delle nuove nascite.

Si tratta del dato più basso dal 1861. Il tasso di natalità si è infatti attestato al 6,4 per mille, in ulteriore calo rispetto al 6,7 per mille del 2022. Il tasso di fertilità è così sceso a 1,2 bambini per donna dall’1,24 del 2022, molto al di sotto del 2,1 che garantisce una popolazione stabile e pericolosamente vicino al minimo storico di 1,19 figli per donna del 1995.

Nel 2023 l’Italia ha registrato circa 282 mila decessi in più rispetto alle nuove nascite ma la popolazione complessiva è scesa di sole settemila unità, arrivando a 58,99 milioni. Tutto questo grazie all’arrivo di nuovi immigrati stranieri e al ritorno degli emigrati italiani.

La popolazione complessiva del nostro Paese è in costante calo dal 2014, con una perdita accumulata negli ultimi dieci anni di oltre 1,36 milioni di persone, equivalenti al numero di abitanti di Milano. Inoltre, nel 2023, quasi un residente su quattro in Italia aveva più di 65 anni, registrando per la prima volta un numero di anziani di età superiore agli 80 anni maggiore dei bambini al di sotto dei 10.

“Al 1 gennaio 2024 la popolazione residente presenta un’età media di 46,6 anni, in crescita di due punti decimali (circa tre mesi) rispetto al 1 gennaio 2023”, si legge nel bollettino Istat. “La popolazione ultrasessantacinquenne, che nel suo insieme a inizio 2024 conta 14 milioni 358mila individui, costituisce il 24,3 per cento della popolazione totale, contro il 24 per cento dell’anno precedente”.

“Aumenta il numero di ultraottantenni, i cosiddetti grandi anziani: con 4 milioni 554mila individui, quasi 50mila in più rispetto a 12 mesi prima, questo contingente ha superato quello dei bambini sotto i 10 anni di età (4 milioni 441mila individui)”, prosegue la nota. “Questo rapporto, che è ora sotto la parità, era di 2,5 a 1 venticinque anni fa e di 9 a 1 cinquanta anni fa”.

Tutto questo è dovuto a un generale calo degli indici demografici. “La diminuzione del numero dei nati residenti del 2023 è determinata sia da una importante contrazione della fecondità, sia dal calo della popolazione femminile nelle età convenzionalmente riproduttive (15-49 anni), scesa a 11,5 milioni al 1 gennaio 2024, da 13,4 milioni che era nel 2014 e 13,8 milioni nel 2004”, si legge nel bollettino. “Anche la popolazione maschile di pari età, tra l’altro, subisce lo stesso destino nel medesimo termine temporale, passando da 13,9 milioni nel 2004 a 13,5 milioni nel 2014, fino agli odierni 12 milioni di individui”.

Un fenomeno che vale sia per gli italiani che per gli stranieri. “La riduzione della natalità riguarda indistintamente nati di cittadinanza italiana e straniera”, si legge nella nota. “Questi ultimi, pari al 13,3 per cento del totale dei neonati, sono 50mila, 3mila in meno rispetto al 2022”.

Ma le condizioni sociali ed economiche generali del Paese portano a posticipare sempre più di più la nascita del primo figlio, con effetti negativi sulla demografia. “In tale contesto, riparte la posticipazione delle nascite, fenomeno di significativo impatto sulla riduzione generale della fecondità, dal momento che più si ritardano le scelte di maternità più si riduce l’arco temporale disponibile per le potenziali madri”, sottolinea l’Istat.

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