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Home » Cronaca

Gkn, quei 400 operai di Firenze che vogliono cambiare il mondo

Immagine di copertina
Credit: Martino Chiti

Il 9 luglio 2021 sono stati licenziati con una mail. Ma non si sono arresi. Da allora hanno iniziato una lotta per dare una nuova vita alla loro fabbrica. Tra assemblee, cortei e solidarietà sono diventati per molti una fonte d’ispirazione. TPI li ha incontrati

Sono le 14.33 del 5 novembre 2023. Dentro al cortile dell’ex stabilimento Gkn di Campi Bisenzio, in provincia di Firenze, il vocio delle conversazioni tra le tante persone presenti contrasta fortemente con il silenzio che immaginiamo regnare nella sconfinata sala che ospita i macchinari, fermi ormai da più di due anni.

S&D

«Questo inquietante silenzio è abitato solo da un lieve rumore di fondo, noi operai e operaie diciamo che è la bimba che dorme», racconta Danio. Dorme da quando, il 9 luglio 2021, gli oltre 400 dipendenti e le dipendenti della Gkn hanno ricevuto una mail dalla proprietà, detenuta dal fondo britannico Melrose, con la quale venivano tutti licenziati.

La «bimba» dorme, ma non è ancora morta, perché gli operai e le operaie da quel giorno hanno dichiarato assemblea permanente. Lo scorso 28 dicembre il Tribunale di Firenze ha annullato i licenziamenti, che sarebbero dovuti diventare efficaci dal primo gennaio, per condotta antisindacale.

Fango
Nell’arco di questi due anni e mezzo lo stabilimento, dove si producevano componenti per l’industria dell’automotive, è stato vissuto, curato e mantenuto dai lavoratori, dalle lavoratrici, dalle loro famiglie e dalle persone cosiddette “solidali” che hanno avviato il progetto di una fabbrica pubblica e socialmente integrata, basata su un solido e radicato rapporto con il territorio.

Questo legame col territorio è nitidamente osservabile negli occhi delle persone sedute ai tavoli della mensa della fabbrica per pranzo, dopo una faticosa mattinata passata a spalare via il fango dalle strade e dalle case di Campi Bisenzio, sommersa dall’alluvione nella serata del 2 novembre. 

In questa situazione di emergenza, il Collettivo di Fabbrica della Ex Gkn ha risposto concretamente non solo proponendosi come punto di raccolta e smistamento per attrezzatura e viveri, ma organizzando anche squadre di volontari e volontarie per intervenire nelle zone alluvionate. Inoltre, alcuni locali della fabbrica sono stati attrezzati per ospitare parte dei libri e del materiale recuperato dall’archivio Anpi di Campi Bisenzio, anch’esso consistentemente alluvionato. 

«La storia produce delle accelerazioni e nel momento in cui si danno quelle accelerazioni si crea una dialettica tra ciò che si è preparato e ciò che si deve improvvisare», osserva Dario Salvetti, delegato Rsu della ex GKN . «Quando a Campi Bisenzio cadono in due ore le piogge di otto mesi, si deve inevitabilmente improvvisare, ma la preparazione sta nel fatto che il Collettivo di Fabbrica aveva mandato le squadre di operai in Romagna durante l’alluvione e conosceva già la situazione, ritenendo il cambiamento climatico una tematica centrale e chiave per tutti».

«L’approccio di prospettiva – prosegue Salvetti – è preparabile ed è quello che permette di improvvisarsi al momento dell’emergenza. Questo vale anche per il lavoro fatto all’interno del collettivo di fabbrica: nessuno conosceva il piano segreto per la chiusura di Gkn, ma tutti già lo conoscevamo, nel senso che era immaginabile che la multinazionale e il fondo finanziario si muovessero così. Il Collettivo ha avuto la lungimiranza di preparare alcuni elementi fondamentali, come l’applicazione della democrazia diretta, che gli hanno permesso di improvvisare l’assemblea permanente al momento del licenziamento».

Entrando nella stanza dove è custodito il materiale d’archivio salvato dal fango, Francesco Iorio racconta: «Rispetto a tante altre lotte stiamo cercando di muoverci, mentre aspettiamo proposte su quello che sarà il futuro di questo posto, anche se le proposte non arrivano mai e il nodo centrale della questione resta lo stabilimento. Stiamo portando avanti diversi piani di reindustrializzazione con progetti paralleli, dalla cargo-bike, per consentire una mobilità sostenibile per quei lavori che si occupano di consegna e delivery, alla produzione di pannelli solari totalmente slegati dalla filiera dell’estrattivismo classico».

«Vogliamo creare un condominio industriale che comprenda anche le attività della cooperativa di lavoratori; vogliamo una fabbrica diversa, capace di occuparsi di mutualismo solidale, che abbia al suo interno uno sportello della salute e che possa interessarsi anche alla cultura, un vero e proprio microsistema sociale che vada in supporto al pubblico». 

«Io – aggiunge Francesco – non ci volevo più venire a lavorare e ho avuto un sacco di problemi personali, ma da quando abbiamo intrapreso questa lotta non frequento più la psicologa. La dottoressa da cui ero in analisi continuava a dirmi di cambiare posto di lavoro e di cercare altro se qui non stavo bene. Il fatto è che quello che volevo fare io era cambiare il mio posto di lavoro, sentirmi responsabilizzato, avere un ruolo, portare un’idea e mettere a disposizione le mie personali competenze».

«Passavo la vita a svegliarmi alle 5, entrare in fabbrica, fare per otto ore la solita cosa, tornare a casa, ritornare qui. L’alienazione totale in un meccanismo perverso che ti porta a essere una macchina, che non deve pensare, che non ha idee, che fa solo quello che gli dicono. Questo non solo ti appiattisce ma ti fa proprio ammalare. Se questa diventerà la fabbrica che speriamo, allora mi sarò finalmente trovato il lavoro di cui mi parlava la mia psicologa». 

La fabbrica è un ecosistema eterogeneo costituito da tante individualità che si trovano a convivere e collaborare. Frequentando la Ex Gkn ci si ritrova immersi in una lotta di convergenza collettiva e contemporaneamente si entra in contatto con le storie personali degli operai e delle operaie, ognuna diversa dall’altra. 

«Io sono entrato in Gkn nel 1998», racconta Massimo Cortini conosciuto da tutti come “ì Berva”. «Ho compiuto ventitré anni di lavoro nel 2021,e ho sempre fatto tre turni: 6-14, 14-22 o 22-6. Quando finivo il mio turno di lavoro staccavo completamente, andavo a casa dalla mia famiglia, mi godevo il tempo libero con vari hobby, andavo in bici e leggevo fumetti. Non sapevo nemmeno cosa fosse un centro sociale, non mi interessavo di politica. Poi, dal 9 luglio 2021, mi si è rigirato completamente il mondo: da essere il lavoro l’ultimo dei miei problemi è diventato il primo. Il paradosso è che avevo tanto tempo libero, facevo le mie otto ore e staccavo. Ora non ho più tempo libero perché la testa, anche a casa, mi va sempre sulla Gkn».

«Io – continua Massimo – come tanti dei miei colleghi ero sicuro di andare in pensione e quella del 9 luglio è stata una grossa mazzata. Ho intrapreso questa lotta da subito mettendomi a disposizione dell’Rsu, perché è una questione di dignità. Qui non si tratta solo dei 422 lavoratori di Gkn: ci sono anche tutti i lavoratori in appalto e le altre realtà che hanno subito un forte danno in quanto coinvolti indirettamente nella nostra attività».

«Tutto il territorio ha contribuito a proteggere la Gkn, ma anche noi stiamo combattendo per il territorio e per mantenere qui questi 500 posti di lavoro per non impoverire il territorio. Io questo posto, e anche il soprannome, l’ho ereditato da un collega andato in pensione e vorrei che possa essere così anche per i miei figli. Anche se si può immaginare come andrà a finire, noi continuiamo a lottare perché si perde tutte le volte tranne la volta in cui si vince e noi continuiamo a sperare che sia questa». 

Convergenze
Tornando in Gkn qualche settimana dopo, a inizio dicembre, a un mese esatto da quella che doveva essere “l’ora X” dei licenziamenti successivamente annullati dal Tribunale, l’atmosfera è molto diversa.

Si sta tenendo l’evento “Saremo coro”, che vede riuniti circa venti cori partigiani da tutta Italia e non solo, per una giornata di incontro, scambio e canto corale. Particolarmente suggestivo è il momento della pausa pranzo nella mensa della fabbrica, quando i gruppi di coristi e coriste si trovano rimescolati in grandi tavolate dalle quali partono spontaneamente cori e canti partigiani tra una forchettata e l’altra.

Saranno loro stessi, nel pomeriggio, a esibirsi nella grande tensostruttura presente all’interno dei cancelli della fabbrica, dove è stato allestito un palco immaginario delimitato da transenne arancioni e capitanato dallo striscione “Insorgiamo”, imperativo partigiano adottato come motto della lotta. 

Questo evento è una perfetta esemplificazione dello slogan “Convergere per insorgere”: l’idea è nata dall’incontro tra Anna Maria Abbattista di OltreCoro e il Collettivo di Fabbrica della Ex Gkn, 

durante il primo Festival di Letteratura Working Class, tenutosi dal 31 marzo al 2 aprile 2023 nella fabbrica. OltreCoro è un piccolo coro proveniente dall’Oltretorrente parmigiano, quartiere famoso per essere resistente. In quel quartiere, nell’agosto del 1922, l’organizzazione degli Arditi del Popolo, formata da gruppi di persone di diversa estrazione sociale e orientamento politico, riuscì a fermare l’avanzata delle truppe fasciste di Italo Balbo. Nel Dna di questa realtà c’è la volontà di tenere in vita tutti quei canti che parlano delle lotte, affinché possano risuonare ed essere ricordati e tramandati, rendendo il coro una preziosa forma di resistenza gioiosa. 

Questa speciale giornata vede la grande tensostruttura della Gkn trasformarsi in una meravigliosa cattedrale laica in cui risuona, tra i tanti canti partigiani presenti in scaletta, anche il pezzo da cui è stato preso in prestito il motto “Insorgiamo”.

La giornata evento “Saremo coro” si conclude a Porta al Prato, dove il Collettivo di Fabbrica prende parte alla manifestazione antifascista e antirazzista organizzata dalla Rete democratica fiorentina e da Firenze Antifascista in risposta alla convention della Lega tenutasi quella stessa mattina a Firenze, nei locali della Fortezza Da Basso. 

La convergenza è qualcosa di centrale e peculiare per questa lotta e rappresenta un percorso collettivo orientato alla ricerca di chiavi di lettura condivise per affrontare le tante complessità della nostra quotidianità.

Ma il Collettivo di Fabbrica non è in grado, da solo, di determinare questa convergenza a livello organizzativo: la forza di questo movimento è proprio che ognuno è libero di giocare responsabilmente le proprie carte, in base alla propria coscienza, al proprio tempo e alla volontà di mettere a disposizione della lotta quello che può. 

«Abbiamo avuto l’opportunità di parlare a una grande porzione della società e l’abbiamo sfruttata bene, non solo per noi», dice Matteo Moretti, delegato Rsu della Ex Gkn. «Tante persone che sono passate di qua hanno detto che, grazie a questa vertenza e a quello che abbiamo creato, hanno ripreso fiducia e coraggio, ma soprattutto hanno ritrovato la voglia di lottare. Mi auguro che ognuno porti con sé il bagaglio di esperienza e la coscienza derivate da questa lotta, ma soprattutto la consapevolezza che il sindacato migliore lo fai te perché lo partecipi e ci militi».

Una delle evidenze più forti che questa vertenza ci ha messo davanti agli occhi è che in due anni è stato possibile intravedere che portata avrebbe un fenomeno sociale di cambiamento collettivo, se quello che è avvenuto in una fabbrica fosse avvenuto nella società.

L’operaio che faceva semiasse ora sa come amministrare la propria società di mutuo soccorso, come cooperare a livello di collettivo di fabbrica, si è riappropriato della possibilità di fare valutazioni sul prodotto e sui processi di produzione. Gli operai che sono arrivati fino a questo punto sono diventati persone più a tutto tondo. 

“Insorgiamo”
L’ultimo grande evento tenutosi in Gkn è stato la serata di Capodanno, quando migliaia di persone si sono radunate intorno alla fabbrica. Ad accompagnare la folla verso la mezzanotte, dal palco montato di fronte al cancello d’ingresso della fabbrica, sono state le parole del delegato Rsu Salvetti: «Andiamoci a prendere il futuro, smettiamo di vivere in un eterno presente senza prospettiva, proviamo a vincere in Gkn per dare un esempio contagioso a questo Paese e al resto d’Europa». 

Prima di lui, insieme agli operai e alle operaie, sul palco o in collegamento, sono intervenuti Adelmo Cervi, Luciana Castellina, Alessandro Barbero, Vauro, David Riondino e altri attivisti e attiviste provenienti da diversi gruppi di lotta. Si sono esibiti tanti artisti, artiste e gruppi musicali introdotti da Nicola Borghesi attore e autore, insieme a Enrico Baraldi, dello spettacolo teatrale “Il Capitale. Un libro che ancora non abbiamo letto”. 

Nell’arco della serata si è parlato di futuro e di una fabbrica pubblica socialmente integrata che sia capace di creare convergenza, di parlare di cultura e di inserirsi “senza sgomitare” nel complesso dibattito intorno a questioni centrali della contemporaneità, quali la violenza di genere, la Palestina e i tanti temi che devono rimanere centrali nella vita di tutte e tutti. 

Allo scoccare della mezzanotte il richiamo del tamburo di “Snupo”, Alessandro Tapinassi, ha invitato i presenti a partire in corteo dietro allo striscione rosso con la scritta bianca “Insorgiamo” verso quello che il Collettivo di Fabbrica ha augurato a tutti che possa essere «un anno nuovo e non solo un nuovo anno». 

La lotta portata avanti nell’arco di questi oltre 900 giorni conta 100mila persone coinvolte nelle diverse manifestazioni in convergenza tra Campi, Firenze, Bologna e Napoli, due scioperi generali territoriali e uno di categoria, 17mila firme raccolte a favore dell’intervento pubblico e dell’ammortizzatore sociale legato alla reindustrializzazione, 175mila euro raccolti in crowdfunding, la fondazione di una società operaia di mutuo soccorso e 527mila euro di azioni complessivamente prenotate per l’azionariato popolare.

La vertenza Gkn è stata oggetto di due documentari, due libri, uno spettacolo teatrale, ha dato vita a cinque concerti-evento di fronte alla fabbrica ed è riuscita a mettere in piedi il primo Festival di Letteratura Working Class, che si ripeterà nel 2024.

Gli operai e le operaie hanno percorso un numero incalcolabile di chilometri sul territorio nazionale e internazionale raccontando la loro storia con l’Insorgiamo Tour e innumerevoli sono stati i presidi e le varie iniziative di lotta, compresi gli eventi di convergenza culturale. Dopo l’annullamento dei licenziamenti a fine dicembre, la procedura è ripartita secondo quanto definito dal Tribunale. 

La vertenza Gkn è una di quelle occasioni in cui ci troviamo a fronteggiare la difficoltà di tenere insieme i relativi e gli assoluti di cui sono fatte le nostre vite. Perché se una vicenda come questa, qua e ora, non riesce a sconfiggere le delocalizzazioni, i salari bassi e il precariato, è difficile immaginare di riuscire a occuparci seriamente di quello che succede nel mondo.

Ma al menefreghismo con cui le democrazie apparenti tengono soggiogata la classe operaia facendola assorbire completamente dal modello qualunquista e consumistico di un eterno presente senza prospettiva, la vertenza Gkn ha avuto il coraggio e la forza di contrapporre la volontà di prendersi cura di un territorio, di una fabbrica e di una comunità. Un futuro diverso è possibile e in parte è già presente, perché, se Gkn vince, crea un precedente virtuoso capace di cambiare i rapporti di forza a favore di tutti e tutte.

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