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Genova, il 41enne ucciso da una freccia stava festeggiando la nascita del figlio

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Il 41enne ucciso da una freccia a Genova stava festeggiando la nascita del figlio. A raccontarlo a la Repubblica è un conoscente di Javier Romero Miranda, Jole Lorenzo. “Era uscito per guardare la partita di Champions e bere una birra con un amico. Voleva festeggiare la nascita del figlio appena avuto dalla sua compagna: Gustavo Giuseppe, nato la notte di Halloween al Gaslini. La mamma era ancora in ospedale. Ed è finita così, per colpa di un criminale che adesso deve pagare”, ha detto Lorenzo. La procura di Genova contesta l’omicidio volontario con l’aggravante dell’odio razziale e i futili motivi ad Evaristo Scalco, il 63enne che ha scoccato la freccia. La pm Arianna Ciavattini la contesta perché il 63enne prima di scoccare il dardo ha urlato a Romero Miranda e al suo amico “andate via, immigrati di m…”. La convalida dell’arresto è prevista per venerdì mattina. Nelle prossime ore verrà anche disposta l’autopsia eseguita dal medico legale Sara Lo Pinto.

S&D

“Volevo solo dormire, non riuscivo. Ho perso la testa quando li ho visti urinare contro il muro. Ho gridato loro se fossero degli incivili. A quel punto mi hanno lanciato contro uno o due petardi. Non ho capito cosa fossero ma mi sono spaventato. Per questo ho usato l’arco ma non volevo uccidere”, ha raccontato Scalco subito dopo il fatto, come riporta Il Secolo XIX.

Spaventato, Scalco scende in strada, prova a estrarre la freccia, la rompe. Nel frattempo alcuni avventori di un vicino bar chiamano i soccorsi e la centrale operativa del 112. Il personale del 118, con l’automedica, trasporta Romero prima al Villa Scassi e poi all’ospedale San Martino dove viene operato in piena notte prima per estrarre la freccia e poi per trapiantare il fegato. Ma Romero muore all’ora di pranzo nel reparto di Rianimazione. In casa di Scalco, arrivato a Genova da un mese dalla provincia di Varese, i militari hanno trovato tre archi e 30 frecce tutti costruiti da lui. È stato arrestato per omicidio dai carabinieri del nucleo radiomobile.

“La verità è che quell’uomo teneva la musica alta e aveva bevuto troppo. Non è vero che Javier gli ha tirato un petardo in casa, è stato lui che ha cominciato ad alzare la voce e a minacciarli, anche se stavano solo parlando. Poi dopo che l’ha colpito ha provato a toglierli la freccia dal petto per cancellare le prove, ma gli ha fatto ancora più male”, ha invece detto Jole Lorenzo.

“C’era un ragazzo con lui – racconta parlando della vittima – ha tentato di soccorrerlo, poi è arrivata una signora che vive qui di fronte e poco dopo hanno iniziato a fermarsi i passanti”. Poi l’arrivo delle ambulanze e il trasporto d’urgenza in ospedale in condizioni gravissime e l’operazione chirurgica iniziata alle 3 del mattino, che non è bastata a salvare la vita dell’uomo. “Forse può essere stata un po’ l’esasperazione dovuta al rumore notturno”, dice Boselli che nel parlare del 63enne vicino di casa aggressore aggiunge: “Una brava persona per quanto lo conoscessi, si vede che è stato un momento di esasperazione. Non era una persona di indole violenta”. “Per gli archi sembrava fosse un appassionato – conclude – se li costruiva”.

Intanto, la compagna della vittima e il neonato sono usciti dall’ospedale. Tuttavia, la donna non se l’è sentita di tornare a casa e ha scelto di stare da un’amica. Ha chiesto di poter vedere Romero Miranda un’ultima volta.

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