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    I funerali dell’ultrà laziale Diabolik dimostrano cosa (non) ha fatto Salvini nella lotta alla mafie

    Il luogo dove è stato ucciso Fabrizio Piscitelli, meglio noto come Diabolik (Credits: ANSA/MASSIMO PERCOSSI)

    Il video-commento di Nello Trocchia

    Di Nello Trocchia
    Pubblicato il 22 Ago. 2019 alle 12:05 Aggiornato il 22 Ago. 2019 alle 13:47

     

    L’assordante silenzio del ministro dell’Interno Salvini sui funerali di Diabolik

    Ieri, mercoledì 21 agosto, sono stati celebrati in maniera imponente i funerali di Fabrizio Piscitelli, meglio noto come Diabolik (qui il suo profilo), nel silenzio assordante dei media e soprattutto delle istituzioni, incluso il ministro dell’Interno Matteo Salvini.

    Piscitelli, infatti, non era solo il capo ultrà degli Irriducibili, ma anche e soprattutto un signore della droga.

    Era indagato, prima che venisse ucciso il 7 agosto al Parco degli Acquedotti, a Roma, in una maxi inchiesta sulla droga e già in passato era stato condannato per fatti di droga e per una vicenda di estorsione.

    Eppure, ieri è stato consentito che si omaggiasse questo signore.

    Non ho sentito invettive e interventi decisi da parte delle autorità competenti e non si hanno notizie del ministro dell’Interno Matteo Salvini.

    Quella di ieri è l’immagine perfetta di quando non si fa la lotta al crimine. Quella celebrazione è stato il ritrovo degli Irriducibili, l’esercito a disposizione di Piscitelli che, secondo quanto ricostruito anche in alcune intercettazioni inerenti all’inchiesta di Mafia Capitale, era diventato potente e temuto nonché amico dei clan principali della città.

    Eppure, questo signore della droga è stato celebrato e osannato con cori, fumogeni e saluti romani. Un’immagine devastante per la credibilità dello Stato, ulteriormente inquinata nel momento in cui due squadre della Guardia di finanza sono state costrette alla ritirata dopo gli insulti e le minacce degli ultras.

    Il ministro Salvini non ha fatto dichiarazioni pubbliche su questo argomento perché impegnato con la crisi di governo. E quindi, a pochi chilometri dai palazzi del potere si può omaggiare un boss della droga nel silenzio totale dei vertici istituzionali di questo paese.

    Non bastano i proclami per contrastare la criminalità, ma è rompendo i legami con soggetti portatori di voti legati ad ambienti criminali che si fa la lotta alla mafia. Invece ci sono diversi esponenti vicini alla Lega che in passato hanno avuto a che fare con organizzazioni criminali secondo quanto emerso dai racconti dei collaboratori di giustizia.

    Per capire quanto (non) ha fatto il ministro dell’Interno Matteo Salvini in materia di lotta alla criminalità vale la pena riascoltare l’intervento nell’aula del Senato del presidente della Commissione parlamentare antimafia Nicola Morra, il quale ha dichiarato: “Lei non ha idea di cosa sia una serie azione di contrasto alle mafie”.

    Ricordiamo anche che Salvini non ha mai voluto dare spiegazioni su una foto che lo immortalava insieme a Luca Lucci, ultras del Milan legato ad alcune indagini sulla criminalità organizzata, che ieri era in piazza a celebrare il signore della droga Fabrizio Piscitelli insieme al ragazzo che a Casal Bruciato, nella periferie di Roma, aveva gridato “ti stupro” a una giovane rom a cui era stata assegnate, in maniera del tutto legittima, una casa popolare.

    Il problema di questo paese è che la lotta alle mafie dura un paio di ore, ma nei fatti in questi 14 mesi di governo gialloverde non è stato fatto davvero nulla nel contrasto al crimine organizzato.

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