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    “Mi piacerebbe che il pubblico ascoltasse a occhi chiusi. Guardare non serve a niente”. Chi era Ennio Morricone

    Ennio Morricone. Credit: EPA/HAYOUNG JEON
    Di Clarissa Valia
    Pubblicato il 6 Lug. 2020 alle 09:47 Aggiornato il 7 Lug. 2020 alle 07:41

    Ennio Morricone, storia del grande Maestro

    “Il mio gesto mentre dirigo l’orchestra non è abbastanza raffinato”, diceva di sé il grande Maestro Ennio Morricone morto alle prime luci del mattino di lunedì 6 luglio all’età di 92 anni. Nei giorni scorsi era caduto e aveva riportato una frattura al femore. Estremamente critico verso se stesso, il grande musicista e compositore ha composto oltre 500 colonne sonore per i più grandi registi di sempre, vinto due Oscar, e con la sua musica segnato il Novecento.

    Si è spento a Roma, la sua città natale. Primo di cinque figli, Ennio Morricone è nato e cresciuto nella Capitale, quartiere Trastevere. L’amore per la musica l’ha ereditato dal padre, un trombettista. “A sette anni, ero in villeggiatura e mio padre mi insegnò la chiave di violino. Già scrissi a quell’età delle cosine, che poi ho distrutto quando avevo dieci anni”, ricordava il Maestro in un’intervista.

    Ha avuto una lunghissima carriera di musica per il cinema con alcune collaborazioni che hanno fatto la storia come quelle con l’ex compagno di banco a scuola Sergio Leone, Giuseppe Tornatore e Bernardo Bertolucci (“Per quanto mi riguarda, tra i migliori registi italiani di sempre. Ho avuto la fortuna di musicare Novecento, che ritengo essere il suo capolavoro”, diceva il Maestro). Per un pugno di dollari, Mission, C’era una volta in America, Nuovo cinema Paradiso, Malena, sono solo alcune delle più grandi composizioni del musicista. Ennio Morricone ha vinto un Leone d’oro alla carriera (1995), un premio Oscar onorario (2007) e un premio Oscar alla miglior colonna sonora originale (2016, per The Hateful Eight di Quentin Tarantino). Oltre 70 milioni di copie vendute. In una delle più recenti interviste all’HuffPost, Morricone ha raccontato la sua quarantena imposta dal Coronavirus: “Sono chiuso a casa con mia moglie Maria e penso che questo isolamento necessario stabilito dal Governo sarà sufficiente ad arginare il male che in qualche maniera ci circonda”, aveva detto. “Non compongo e non ascolto musica, non è questo il momento”.

    La storia d’amore di Ennio Morricone con la moglie Maria ha emozionato l’Italia. L’Oscar è dedicato a lei. In un’intervista ad Aldo Cazzullo, il Maestro racconta: “Io e mia moglie ci siamo conosciuti a Roma nell’Anno Santo: il 1950. Lei è nata in Sicilia ma è venuta nella capitale a tre anni. Era amica di mia sorella Adriana. A me piacque subito moltissimo. Poi Maria ebbe un incidente, con la macchina di suo papà. Un attimo di distrazione, e andò a sbattere. La ingessarono dal collo alla vita, come si faceva allora. Soffriva moltissimo. Io le sono rimasto vicino. E così, giorno per giorno, goccia dopo goccia, l’ho fatta innamorare. Perché nell’amore come nell’arte la costanza è tutto. Non so se esistano il colpo di fulmine, o l’intuizione soprannaturale. So che esistono la tenuta, la coerenza, la serietà, la durata. E, certo, la fedeltà. Fatto sta che ci fidanzammo. E ci sposammo il 13 ottobre 1956: tra qualche mese festeggiamo i settant’anni di matrimonio”.

    “È stata bravissima lei a sopportare me. È vero, qualche volta sono stato io a sopportarla. Ma vivere con uno che fa il mio mestiere non è facile. Attenzione militare. Orari rigorosi. Giornate intere senza vedere nessuno. Sono un tipo duro, innanzitutto con me stesso e di conseguenza con chi mi sta attorno. Altrimenti i risultati non arrivano. Il successo viene certo dal talento ma più ancora dal lavoro, dall’esperienza e, ripeto, dalla fedeltà: alla propria arte come alla propria donna. Mi sono dato la regola di dare il meglio, sempre. Anche se non sempre ci si riesce”, diceva al Corriere della Sera.

    Morricone ha studiato al Conservatorio di Santa Cecilia, dove si diploma in composizione, in musica corale e in tromba. “Mentre studiavo al conservatorio facevo già gli arrangiamenti per la radio, poi per il teatro e la televisione. Feci molta pratica, comprese orchestrazioni per il cinema per i maestri pigri o che avevano troppo lavoro. Quando mi chiamarono a fare la prima colonna sonora ero già pronto. Tutto è servito, anche i lavori più umili, ma non è il termine giusto: meglio dire i lavori più semplici, come arrangiare le canzoni. Tutto è servito alla tecnica e all’esperienza che avevo acquisito, agli amori per i classici del passato. E questo creò una mescolanza psichica e tecnica in me: potevo scrivere in tutti i linguaggi”, raccontava in una lunga intervista a Christian Zingales.

    Morricone “ha conservato sino all’ultimo piena lucidità e grande dignità. Ha salutato l’amata moglie Maria che lo ha accompagnato con dedizione in ogni istante della sua vita umana e professionale e gli è stato accanto fino all’estremo respiro ha ringraziato i figli e i nipoti per l’amore e la cura che gli hanno donato. Ha dedicato un commosso ricordo al suo pubblico dal cui affettuoso sostegno ha sempre tratto la forza della propria creatività”, ha scritto l’avvocato della famiglia annunciando la sua scomparsa. “Mi piacerebbe che il pubblico ascoltasse a occhi chiusi. Guardare non serve a niente. Lo dico, ma nessuno mi dà retta”, amava dire il Maestro.

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