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Il mistero del tumore, la passione per le armi e gli scatti d’ira: chi è l’assassino di Martina Scialdone

Immagine di copertina

Chi è l’assassino che ha ucciso sua ex compagna davanti a un ristorante di Roma

La passione per le armi, la presunta malattia, gli scatti d’ira: è ciò che emerge dal profilo di Costantino Bonaiuti, l’assassino di Martina Scialdone, la 35enne uccisa davanti a un ristorante di Roma lo scorso 13 gennaio.

S&D

Ingegnere che lavorava all’Enav e sindacalista per Assivolo, Bonaiuti, che aveva un regolare porto d’armi per uso sportivo, aveva una passione per le armi.

Nella sua abitazione, infatti, sono state trovate quattro pistole e due fucili per la caccia. Descritto dai suoi colleghi come un esemplare professionista sul luogo di lavoro, l’assassino della sua ex compagna lavorava da circa tre anni in smart working a causa di un tumore al polmone, che poi si sarebbe esteso al cervello.

Ma proprio sul cancro che avrebbe colpito Bonaiuti è mistero: il suo avvocato Domenico Pirozzi, infatti, ha dichiarato che il suo assistito ha smentito di essere affetto da tumore. Una versione che non combacia con quanto raccontato ai suoi colleghi di lavoro e che ora potrebbe far scattare un’indagine interna per capire se l’uomo abbia presentato dei certificati medici e di che tipo.

Il 61enne, che oggi, lunedì 16 gennaio, comparirà davanti al gip per l’udienza di convalida, viene definito dai suoi vicini di casa come un uomo “riservato” ma al tempo stesso “scontroso, scorbutico e prepotente”.

Un vicino, infatti, racconta a La Repubblica di aver avuto un alterco con lui per la troppa velocità con cui si recava in garage a bordo della sua Mercedes nera.

“Andava veloce in garage. Una volta gli ho chiesto di andare più piano. Lui mi ha risposto: ‘Faccio quello che ca..o mi pare. Se non ti sta bene ti sparo””.

Le indagini sull’omicidio di Martina Scialdone, intanto, continuano. Gli inquirenti hanno ascoltato sia i proprietari del localeBrado“, situato in viale Amelia 42, nel quartiere Appio-Tuscolano, che i camerieri per capire come si sono svolti i fatti.

Uno dei gestori del locale, Christian Catania, ha smentito quanto riferito da un testimone, ovvero che la coppia sarebbe stata cacciata del locale dopo la lite.

“C’è stata una discussione come tante. Era una discussione accesa, ma non violenta. Nulla che facesse pensare a quello che è successo” ha dichiarato il titolare del locale che poi ha aggiunto: “Noi abbiamo subito contattato le forze dell’ordine mentre loro stavano discutendo”.

“Mentre stava uscendo, abbiamo chiesto alla ragazza se voleva rimanere dentro al locale per stare più al sicuro – continua Christian Catania – Ma lei era tranquilla e ha detto tutto a posto. I due sono usciti e si sono allontanati una quarantina di metri. Poi è successo quello che è successo”.

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