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    Covid, boss scarcerati: per Pasquale Zagaria pronto un posto all’ospedale di Viterbo

    Pasquale Zagaria Credits: ANSA
    Di Veronica Di Benedetto Montaccini
    Pubblicato il 13 Mag. 2020 alle 22:33

    Pasquale Zagaria, per il boss trovato un posto a Viterbo

    Anche Pasquale Zagaria, il boss più famoso messo ai domiciliari per il suo stato di salute, potrebbe tornare in cella. Perché il Dipartimento delle carceri ha trovato posto per le sue cure mediche nell’ospedale Belcolle di Viterbo, struttura attrezzata per la gestione dei detenuti che si trovano al 41bis, e lo ha comunicato ai giudici di Sassari. Il tribunale di sorveglianza, che gli aveva concesso i domiciliari il 24 aprile con il documento rivelato in esclusiva da TPI, ha subito fissato una nuova udienza per il 22 maggio. Avvisando ovviamente anche il collegio di difesa di Zagaria della nuova situazione che si è venuta a creare dopo il decreto approvato sabato 16 maggio che ordina appunto di rivedere la situazione di tutti i mafiosi messi ai domiciliari.

    Dopo il sì al decreto, il Dap, nelle ore immediatamente successive, con il vice capo ed ex pm Roberto Tartaglia, ha preparato un elenco dei soggetti di maggiore pericolosità, messi ai domiciliari, per i quali era urgente trovare invece una collocazione ospedaliera all’interno delle strutture carcerarie. Nell’elenco, figura al primo posto proprio Zagaria, che per la sua situazione sanitaria compromessa, e in assenza di una risposta tempestiva dello stesso Dap, aveva ottenuto i domiciliari.

    Dopo il decreto del Guardasigilli Alfonso Bonafede, Zagaria può ottenere le stesse cure in un ospedale carcerario. Su questo dovrà esprimersi il tribunale, che però dovrà decidere senza poter prescindere dal decreto che chiede di rivedere la decisione dei domiciliari dopo 15 giorni, e successivamente una volta al mese. Zagaria aveva ottenuto la misura fino a settembre ed era stato accompagnato a Brescia dove vive la sua famiglia. Nella decisione, firmata dal giudice Riccardo De Vito, veniva registrato il ritardo del Dap nel fornire una collocazione ospedaliera all’interno delle carceri.

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