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    “Positiva al Covid dopo 95 giorni e 4 tamponi. Ma lo Stato non ha una strategia per me: sono solo un’appestata”

    Credits: ANSA
    Di Marta Vigneri
    Pubblicato il 15 Mag. 2020 alle 17:33 Aggiornato il 16 Mag. 2020 alle 14:54

    Elena, positiva al Coronavirus da 95 giorni

    Elena Nanni è un’onicotecnica di San Marino che risulta affetta da Coronavirus da 95 giorni. La prima volta che noi di TPI abbiamo raccolto la sua testimonianza lo scorso 4 maggio, i giorni risultavano essere 83. Ma dopo il quarto tampone di controllo effettuato lo scorso 11 maggio, Elena è ancora positiva. Non ha più sintomi, si sente bene, e il marito e il figlio di tre anni con cui convive, dopo una prima influenza a inizio marzo, non si sono più ammalati. Ma le indicazioni dell‘Istituto per la Sicurezza Sociale sanmarinese, che gestisce i circa 422 casi di isolamento domiciliare rilevati nella Repubblica di San Marino, sono chiare: rimanere a casa o 2mila euro di multa. Per Elena, però, questa non è più la giusta strategia per guarire, ammesso che sia malata davvero. “Questa è la ricetta per farci ammalare”, dice oggi a TPI.

    “Ho fatto due tamponi a distanza di 48 ore, il primo lunedì 11 maggio, negativo, il secondo mercoledì 13: ancora positivo. Vuol dire che sono 95 giorni di Coronavirus. Ma io non sento niente, sto male solo per l’angoscia che mi crea il tampone”. L’unica volta in cui Elena ha avvertito sintomi riconducibili al Covid, l’11 febbraio, l’epidemia non era ancora esplosa in Italia, e le era stata diagnosticata una polmonite. Ma quando ha effettuato il tampone dopo essere “guarita”, ad aprile, è risultata positiva. E, secondo l’indagine immunologica, lo era già quando aveva perso l’olfatto e manifestato i primi sintomi. “C’è un sacco di gente che come me si è ammalata due mesi fa, che stando ai test ha il Coronavirus da almeno 60 giorni. Ma altri non hanno mai avuto sintomi, quindi è anche difficile capire quando lo hanno contratto”, racconta.

    “Ho il Coronavirus da 83 giorni, ma secondo il test sierologico sono negativa”: la storia di Elena

    Eppure per tutti loro, che vivono isolati senza stare male, non vi è una strategia, un supporto psicologico all’isolamento prolungato o la possibilità di fare test più approfonditi, l’unica indicazione è quella di stare a casa e aspettare il tampone successivo, sperando in un esito negativo. Quando lo effettuerà per la quinta volta il prossimo 20 maggio, per Elena saranno trascorsi 100 giorni. La maggior parte dei quali isolata in una stanza, mentre il suo centro estetico continua a rimanere chiuso nonostante il mutuo da pagare e nessun incentivo per gli autonomi da parte dello stato. “Nemmeno i 600 euro”, dice Elena, che il 27 aprile è anche risultata negativa al test sierologico.

    “Voglio capire perché il mio corpo non sta producendo anticorpi ma sono positiva al virus, perché se è come l’Hiv non mi negativizzerò mai, posso essere sempre positiva ma rimanere sana. Non esistono esami che possono rilevare se sono contagiosa o meno, ma esiste l’esame del sangue. Purtroppo non posso andare a farlo privatamente, non posso far venire nessuno specialista da Rimini dentro il territorio perché rischierebbe una multa. Non sono libera di chiedere un secondo parere. Sto in casa con la tachicardia. Le istruzioni sono quelle di stare in una camera da sola, che devo pulire ogni giorno con la candeggina, di usare un bagno solo, che devo disinfettare. E dovrei stare chiusa tutto il giorno”. Ma le difficoltà principali sorgono nel rapporto con il figlio di tre anni, che deve “guardare con la mascherina a due metri di distanza”, mentre il marito è a lavoro. “Impossibile gestirlo così”, si sfoga Elena.

    “Ieri mi hanno dato la conferma che il 20 vengono a farmi un nuovo tampone, ma io non mi sottopongo se non mi fanno prima il sierologico. Voglio sapere se ho sviluppato gli anticorpi e dopo più di tre mesi esigo delle risposte: le mie colleghe lunedì apriranno e io sono obbligata a rimanere chiusa perché in quanto positiva sono un’appestata. Non posso nemmeno portare mio figlio a fare una passeggiata in strada perché la gendarmeria mi fa 2mila euro di multa“, continua. “Pagherei qualcuno per avere test più approfonditi a casa. O un tampone a settimana. Ma devo aspettare lo Stato di San Marino altri giorni chiusa in camera”, conclude. “Non è normale che non ci sia un supporto per chi come me vive in isolamento, senza vedere la luce del sole e senza sintomi. Questa è la ricetta per far ammalare ancora le persone. Bisogna che pensino anche a noi. Se non riesco a negativizzarmi e resto positiva a vita cosa faccio, vivo così per sempre?”.

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