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    “Non siamo eroi, ma nemmeno invasori”: il video dedicato agli immigrati in prima linea contro l’emergenza Coronavirus

    Di Marta Vigneri
    Pubblicato il 24 Apr. 2020 alle 11:19 Aggiornato il 24 Apr. 2020 alle 11:56

     

    Non sono io, il video dedicato agli immigrati che lavorano in prima linea nell’emergenza Coronavirus

    “Non siamo eroi, ma nemmeno invasori”, è il messaggio lanciato da Cospe e dell’Associazione Carta di Roma nel video “Non sono io”, con l’intento di dare voce agli immigrati di prima e seconda generazione che in questi giorni di emergenza Coronavirus continuano a lavorare in prima linea e in situazioni a rischio. I protagonisti del filmato sono Henry, Lela, Ajay, Marwa, Andi, Luisa, Yvan, Yiftalem, Mercy e Ana Lou, hanno origini peruviane, indiane, cinesi e si trovano proprio lì dove il rischio di esposizione all’epidemia è più alto rispetto alle abitazioni in cui molti di noi vivono la quarantena, “al riparo” dal virus: nei supermercati, negli ospedali, nei campi, nelle Rsa, nelle consegne a domicilio.

    “Non sono io”, per la regia del giornalista Valerio Cataldi e con le musiche di Alaa Arsheed e Isaac De MarEn, è un piccolo omaggio a loro e un inno alla libertà dai pregiudizi, alla libertà dalle discriminazioni, al futuro della nostra comunità che, per essere davvero libera, deve riuscire a includere tutte e tutti. “Quest’anno non riusciremo ad essere in piazza per la festa della Liberazione, quest’anno l’invasore ha le sembianze inconsistenti di un virus. Quest’anno ci è particolarmente chiaro che siamo tutti vulnerabili e tutti parte della stessa comunità. E che solo insieme riusciremo a superare questo periodo buio. Per questo abbiamo pensato a celebrare questa ricorrenza ricordando che quelli chiamiamo oggi eroi, i lavoratori e le lavoratrici in prima linea, ci sono coloro che sono stati definiti ‘invasori’ fino a non poco tempo fa”, dice Anna Meli, di Cospe.

    “Ci auguriamo che almeno questa retorica sia spazzata via dall’emergenza che ci ha colpito”, conclude. “Il paradosso è – aggiunge Valerio Cataldi, presidente dell’ Associazione Carta di Roma – che ci siamo accorti davvero del bisogno che abbiamo degli “stranieri”, solo quando la minaccia di una malattia sconosciuta ci ha terrorizzati, ci ha costretti a chiuderci in casa, ci ha tolto il lavoro, ha reso insicure le nostre strade. Queste voci sono una rivendicazione di esistenza di persone ignorate fino a ieri, in gran parte sfruttate ancora oggi. È proprio vero che questa crisi sta cambiando la prospettiva e che dobbiamo imparare ad essere liberi. Il 25 aprile è il giorno giusto per iniziare. Bella ciao l’inno perfetto”.

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