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    Coronavirus, lo studio: “40mila morti in meno in Italia grazie alle misure di contenimento”

    Secondo l'analisi dell'Imperial College London pubblicata sulla rivista scientifica The Lancet, le misure messe in campo dall'Italia per contenere l'epidemia di Covid-19 hanno salvato la vita a 40mila persone

    Di Marta Vigneri
    Pubblicato il 31 Mar. 2020 alle 15:13 Aggiornato il 31 Mar. 2020 alle 17:40

    Coronavirus, 40mila morti in meno in Italia grazie a misure di contenimento

    Secondo uno studio dell’Imperial College di Londra pubblicato ieri, lunedì 30 marzo, sulla prestigiosa rivista The Lancet, le misure di contenimento messe in campo dall’Italia e dall’Europa per contrastare il Coronavirus hanno ridotto il numero dei morti, evitando 60mila decessi in Europa, di cui 40mila solo in Italia. Inoltre secondo lo studio nel nostro Paese il 9,8 per cento della popolazione sarebbe contagiato, ovvero circa 5,9 milioni di persone. Il numero, a cui i ricercatori sono arrivati attraverso l’analisi matematica dei dati dai Paesi europei, letti attraverso diversi parametri (il numero dei decessi, il tempo di incubazione del virus, le misure prese dai singoli paesi), è stato però contestato dagli esperti di epidemiologia e statistica, perché non tiene conto delle differenze regionali che si registrano in Italia. Ma la percentuale sembra confermare ciò che ormai sostiene quasi unanime la comunità scientifica: i casi reali in Italia sono molti di più di quelli censiti.

    Più significativa l’altra parte dell’analisi dello studio, relativa alle vite umane che sono salvate, e che il virologo Roberto Burioni ha commentato sul suo sito, Medical Facts. ​”I colleghi inglesi hanno valutato gli effetti in 11 Paesi europei (a partire dall’Italia) di misure assolutamente straordinarie, come la chiusura delle scuole, la proibizione degli assembramenti e per ultimi, ma non per importanza, l’isolamento domiciliare, il distanziamento sociale e la chiusura totale delle attività non indispensabili. La messa in atto di queste misure ha un obiettivo ben preciso: far scendere al di sotto dell’unità l’ormai famoso tasso basico di riproduzione (R0), ovvero il numero di soggetti che possono essere infettati da chi è già infetto”, ha detto Burioni.

    “Se R0 è inferiore a 1 l’epidemia pian piano va spegnendosi. I colleghi hanno proprio calcolato come il tasso R0 è andato diminuendo a seguito delle misure implementate e per far questo si sono basati sull’andamento temporale dei contagi e dei decessi. Gli autori hanno stimato che, a seguito delle varie misure messe in atto, il valore di R0 è diminuito drasticamente in tutta Europa e, sembra quasi paradossale dirlo, gran parte dell’effetto si è manifestato proprio nei Paesi più colpiti, Italia in testa”, ha affermato il virologo.

    “Nel nostro Paese  il valore di R0 sarebbe sceso a 1 praticamente subito”. Sulla base di questo i ricercatori hanno fatto una valutazione di quanti morti in più ci sarebbero state negli 11 Paesi  europei analizzati, se queste misure non fossero state prese. Il numero è impressionante: 60mila morti evitate entro la fine di marzo. In gran parte, quasi 40mila, in Italia. “Questo studio rende giustizia anche agli sforzi (in molti casi eroici) di chi ha cambiato la propria vita restando chiuso fra quattro mura. Ecco: anche questo comportamento ha salvato, sta salvando vite. Restando a casa, ognuno di voi lo sta facendo. Continuate a farlo. È soprattutto grazie a questo che si inizia a vedere una luce chiara in fondo al tunnel”, ha aggiunto Burioni.

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